Maria Pia Funaro, già vicesindaco in quota Pd del capoluogo, successivamente candidata con Avs alle ultime elezioni europee dopo la rottura con il partito del quale era stata la consigliera più votata alle Amministrative, interviene nel dibattito sulla costituenda città unica rispondendo ad alcune nostre domande.
L’idea di città unica la convince?
«L’area di Cosenza, Rende e Castrolibero rappresenta un esempio classico di Città unica, collocandosi a valle di un processo di profonda trasformazione urbanistica, territoriale e demografica avvenuta a partire dagli anni Settanta sotto la spinta di scelte strategiche perseguite con visione prospettica e coerenza dalla classe politica che allora governava nell’area urbana. Basti pensare alla ubicazione dell’Università della Calabria nel territorio rendese. La nascita dell’Ateneo sulle colline di Arcavacata costituisce l’evento fondamentale che ha innescato disegni di sviluppi sociali, economici e di pianificazione territoriale che hanno promosso e favorito i cambiamenti epocali maturati negli anni successivi.
Per comprenderne meglio la portata è sufficiente fare riferimento alle dinamiche demografiche e territoriali registrate nelle tre aree urbane tra il 1971 e il 2024. La configurazione attuale, determinata da una progressiva espansione territoriale della città capoluogo sia verso nord (Rende) che verso Ovest (Castrolibero) è caratterizzata da uno sviluppo insediativo senza soluzione di continuità, di fatto annullando i confini tra le tre città.
Ciò premesso, Le rispondo. L’idea di Città unica mi convince. Sul piano logico e prospettico suscita entusiasmi e perplessità che, però, non possono penalizzarne il cammino. È una grande opportunità di crescita non solo per l’area urbana, ma anche per l’intera Calabria. E mi lasci dire, i tentativi di rallentare questo processo sono frutto di sterili campanilismi e di miopia politica».
Cosa rileva di criticabile nel progetto approvato dal Consiglio Regionale?
«C’è un peccato originale: la legge Omnibus della Regione, che ha modificato le procedure per arrivare al progetto di fusione dei tre Comuni Cosenza, Rende e Castrolibero, estromettendo i consigli comunali dal processo di impulso delle fusioni. Tuttavia, l’art.15 del TUEL recita testualmente al comma 1 “A norma degli articoli 117 e 133 della Costituzione, le regioni possono modificare le circoscrizioni territoriali dei comuni sentite le popolazioni interessate, nelle forme previste dalla legge regionale.” E il referendum rientra tra gli istituti di democrazia diretta, per cui, seppure consultivo, è inteso come strumento preventivo per “sentire le popolazioni interessate”. Va rammentato, altresì, che nella seduta del 26 luglio scorso, il Consiglio regionale, nella quasi totalità dei suoi rappresentanti, ha espresso voto favorevole alla proposta di Legge sulla fusione dei tre Comuni, con uno slittamento dello scioglimento dei Consigli comunali al 2027 (allungando, di fatto, i tempi per avviare tutte quelle azioni necessarie a superare le complessità derivanti dalla integrazione dei tre enti). Ed il consesso di palazzo Campanella non è espressione di una rappresentanza politica legittimamente eletta? »
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