Mimmo Bevacqua è capogruppo del Partito democratico in consiglio regionale. Da sempre vicino all’ex ministro Dario Franceschini, Bevacqua è l’ispiratore della risoluzione e poi dell’emendamento che rilancia la costituzione della Città unica. La questione è però finita davanti al Tribunale amministrativo regionale: alla via politica si sovraoppone, insomma, quella giudiziaria. È per questo che abbiamo deciso di porgli qualche domanda.
Bevacqua il 6 novembre il Tar dovrebbe preannunciarsi sui ricorsi. Sembrerebbe che la Città unica sia in mano ai giudici...
«Non credo che la città unica sia nelle mani dei giudici, non lo credo affatto. È una fase questa tutto sommato comprensibile, fisiologica. La primordiale forzatura operata dalla Regione è alla base di queste resistenze normative, in gran parte comprensibili. Il Tar semmai potrà chiarire ben poco, vedrà. La legislazione regionale, discutibile o meno, non è di competenza del Tar. Il tutto sarà semmai poi discusso davanti alla Corte costituzionale senza sospensiva nelle more. Naturalmente questa è la mia convinzione, vedremo se troverà nel Tar la sua giustezza. Il referendum,dunque, si terrà...»
Perché comprensibile?
«Perché capisco chi in buona fede contesta il metodo democratico, tanto che, come gruppo del Pd, condividendo gran parte di queste osservazioni, abbiamo abbandonato l'aula del Consiglio regionale per contestare il metodo adottato dal centrodestra, ne tantomeno abbiamo aderito all'invito della maggioranza che avrebbe voluto le nostre firme nella decisione di costituirsi davanti al Tar. Chi si nasconde dietro la critica al metodo, dovrebbe avere il coraggio di dire che non vuole la città unica solo per difendere il proprio orticello o il proprio particulare. Sarebbe più apprezzabile e dignitoso».
Ma i comitati li costituirete o no sul territorio?
«Certo che li attiveremo. Perché siamo il principale partito innovatore e riformatore del Paese e le sfide per il progresso e per il futuro ci esaltano e non ci spaventano. Del resto noi del Pd parliamo di città unica sin da quando il centrodestra nemmeno immaginava di cosa si trattasse ed io sono stato uno dei protagonisti della fusione Corigliano Rossano. Noi dobbiamo essere i condottieri dell'attività riformatrice e non subirla . Come gruppo consiliare Pd abbiamo fatto il massimo per rendere le tempistiche di attuazione più adeguate e, me lo lasci dire, rendere più “umani” gli effetti di una forzatura normativa e direi anche a tratti antidemocratica della Cittadella. Dilatare i tempi serve a sedimentare procedure e dibattito. Della serie, la fusione facciamola, ma per bene, con i passaggi dovuti e non prima del 2027. Non mi pare sia poco...»
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