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Città unica Cosenza, il comitato di cittadini contrario al progetto di fusione: “Non vogliamo i fardelli debitori di altri”

I cittadini e le cittadine di Rende e Castrolibero scendono in campo contro il progetto di area urbana unica cosentina. Il comitato nato ad hoc ha partorito alcune riflessioni, affidate al portavoce Carlo Rinaldo, esperto in materia amministrativa. "Rispetto alla vitale, dal punto di vista amministrativo, questione della fusione tra i Comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero", spiega, "ci rivolgiamo alla politica, soprattutto alla maggioranza di Governo regionale, per riaprire il percorso del dibattito interrotto troppo presto per cui ne manca un pezzo consistente. Non interveniamo per fare un referendum contro la Regione, ma per essere alternativi su una singola questione, tendere la mano ed essere propositivi. Con la maggioranza regionale, anzi, si condividono le ragioni per addivenire ad una cooperazione tra le tre diverse città, ma non si condividono né il percorso, da approfondire, né la forma che crea un precedente che potrebbe ripetersi in tutti gli altri Comuni calabresi. Però si apprezzano del Governo regionale di Roberto Occhiuto il dinamismo, la competenza, la grande propensione al lavoro. E l’attitudine al dibattito: per cui siamo convinti che ci siano ampi margini per rivedere in parte quello fatto magari con l’indizione di un Referendum per ogni singolo Comune sulle Delibere dei Consigli comunali per la Unione e non la Fusione: è di esempio proprio il No condivisibile che il presidente Roberto Occhiuto ha detto della tempistica troppo frettolosa dell’Autonomia Differenziata rispetto ad alcune condizioni che si devono preliminarmente raggiungere nei territori del Sud più arretrati: “Si vuole partire alla pari!”, come afferma il Presidente Occhiuto per l’Autonomia Differenziata. E NOI DICIAMO CHE VOGLIAMO PARTIRE ALLA PARI, SENZA AVERE NUMERICAMENTE VOCE MINORE IN CAPITOLO E SENZA IL FARDELLO DEBITORIO DI ALTRE CITTÀ. Un No del Presidente Occhiuto ai “blitz” che ha riaperto il dibattito in tutto il Centro-destra nazionale sull’Autonomia cosi’ come noi diciamo no alla tempistica troppo veloce della Fusione. Non si può essere, ragionevolmente, d’accordo su tutto. Sul campo ci sono più posizioni sul Sì così come sul No, non semplicisticamente i Sì e i No secchi. Il nostro No ha una logica diversa da quelli campanilistici e di avversione all’intera azione amministrativa della Giunta regionale, per noi buona. La nostra logica è costruttiva, la definisco come il famoso NO PEDAGOGICO CHE AIUTA A CRESCERE. Il No che condivide il senso della iniziativa di cooperazione tra città ormai uniche per un verso, anche e soprattutto per imboccare la strada della riduzione dei costi dei servizi alla popolazione attraverso la generazione di economie di scala. MA, ATTENZIONE! CITTÀ NON VICINE ANCORA NEL SENSO PIENO DELLA IDENTITÀ CHE VA ANCORA COSTRUITA. C’è bisogno di andare avanti, no di stare fermi o riproporre il passato, ma con un percorso più graduale per avere il tempo di acquisire maggiore identità comune. Un periodo cuscinetto con lo step appunto della Unione dei Servizi, un approccio meno repentino, con decisione dal basso e la consapevolezza di ciò che si sceglie, più dibattimento e allargamento dello stesso per coinvolgere appieno la popolazione AMPLIANDO LO SPAZIO PARTECIPATIVO. Il decisionismo è positivo, e su questo è apprezzabile l’azione dinamica e competente della Giunta regionale, ma sulle questioni prettamente di indirizzo della gestione amministrativa. Su questa della Fusione è giusto che decida il popolo. Preferiamo non uccidere il malato, il Comune, con l’EUTANASIA DELLA FUSIONE, ma curarlo con la MEDICINA DELLA UNIONE, né tanto meno lasciarlo in agonia senza fare nulla. Andare avanti come suggerisce la Regione ma con passi più graduali e con decisioni prese dai cittadini".

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