Per il Psc di Rende arriva, inaspettata, una sorpresa che potrebbe stravolgere alcuni aspetti urbanistici. Sulla Gazzetta ufficiale del 4 dicembre scorso è stata pubblicata la seguente comunicazione: “Adozione del progetto di Piano stralcio di bacino del Distretto idrografico dell'Appennino meridionale per l'assetto, la mitigazione e la gestione del rischio da alluvioni -Calabria/Lao e delle correlate misure di salvaguardia”. Apparentemente, sulla carta, nulla di particolarmente rilevante. Eppure, secondo quanto appreso dall’architetto Marco Di Donna, dirigente di settore del Comune, i tre commissari prefettizi sono “preoccupati” per alcune specifiche questioni.
Dalle mappe emerse ed ufficializzate in tutti i Comuni calabresi, sebbene siano state “lavorate” nel 2012, ben 12 anni fa, emergerebbero “livelli di pericolosità idraulica P3. P2 e PI, oltre che livelli di rischio idraulico R4. R3. R2. RI”. Tradotto, tutto ciò potrebbe rappresentare una paradossale variazione tra ciò che si poteva costruire, negli anni, e ciò che, invece, non poteva essere concesso né autorizzato. E soprattutto, poi, il luogo e la zona.
Una querelle molto tecnica, in verità. Cui Giuffrè, Correale ed Albertini non vogliono trovarsi impreparati. Tre le “mosse” sullo scacchiere: la prima, la più diretta, è quella di presentare alcune “opposizioni” tecniche su determinate aree della città e sulla reale pericolosità emersa.
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