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Amministrative a Rende, il Pd detta le regole per le alleanze

Il segretario provinciale Vittorio Pecoraro mette le carte in tavola con partiti e movimenti del centrosinistra. L’esponente dem spiega: «La coalizione non può essere una unione di sigle»

Vittorio Pecoraro

La campagna elettorale entra nel vivo. E non mancano, ovviamente, le polemiche. Come quelle del PD e del segretario provinciale, Vittorio Pecoraro, che interviene direttamente nel dibattito locale. «Il Partito Democratico non è ambiguo né incerto sulla direzione da prendere. La nostra responsabilità è chiara: costruire un’alleanza solida, partendo dal centrosinistra ma aprendosi a un civismo nuovo, ampio e inclusivo, come la realtà di Rende oggi richiede. Non servono primogeniture o investiture che mascherano debolezze strutturali: chi si candida a guidare un percorso collettivo deve avere la forza e la credibilità per competere e vincere”, afferma il segretario che rimanda al mittente le accuse rivolte al partito da qualche esponente locale». Molto interessante e di prospettiva il passaggio successivo di Pecoraro:

«Siamo consapevoli che, per governare Rende, il Pd non è autosufficiente. Non basta però unire sigle: serve un progetto politico vero, capace di superare personalismi, tatticismi e l’arroganza “primo della classe”. La costruzione di un'alleanza larga, autentica e solida, capace di attrarre non solo le forze progressiste ma anche ampi settori del civismo, richiede maturità politica e il rifiuto di logiche autoreferenziali. Serve uno sforzo collettivo, basato sul dialogo e sulla volontà di mettere a disposizione della città le migliori energie», è la linea tracciata. «

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