Rende, l’annuncio di Sandro Principe: “Pronti con l’Unione dei Comuni”. E spunta Montalto...
Sandro Principe si gode il relax meritato di mezz’agosto. Pochi giorni prima di ripartire. Ma i rumors lo danno molto attivo anche per le Regionali.
Resta alla guida di Rende o si candida, magari a capo dell’area riformista?
«Ho preso un impegno con la mia città, con gli imprenditori, i commercianti e con tutte le categorie sociali che mi hanno spinto alla candidatura che non era nei miei programmi. Resto al servizio di Rende come sindaco. Naturalmente sono Riformista e ci terrei che un centrosinistra degno di questo nome tornasse alla guida della Regione, con un programma che rilanci la Calabria. Sto dando una mano agli amici e ai compagni; abbiamo ottenuto un eccellente risultato, attraverso un patto federativo che ha messo insieme tutte le forze di cultura democratica, cattolica, socialista, risorgimentale ed europeista».
Una data: 27 maggio 2025. Trionfo a Rende con oltre il 58% dei consensi. Si aspettava questi numeri?
«I numeri in particolare sono sempre difficili da immaginare con precisione ma sia nella fase precedente della campagna elettorale, quella per il referendum contro la città unica, sia in campagna elettorale amministrativa si intuiva e nell’area c’era consenso nei miei riguardi, perché hanno ritenuto che la città avesse fatto qualche passo indietro e che la mia persona potesse riportare Rende ad un livello importante come è sempre stata per molti decenni. Un punto di riferimento non solo calabrese ma anche meridionale».
Subito al lavoro in Municipio da dove mancava da 20 anni. Che sensazioni ha avuto? Che situazione ha trovato?
«Rientrando in quei locali c’è stata una certa emozione da parte mia, peraltro sia i mobili della stanza del sindaco, sia quelli dove si riunisce giunta, sia il salotto dove si ricevono gli ospiti erano stati scelti da me: mi sono sentito subito a casa. Diversa è la situazione trovata in municipio, nel senso che il Comune è cresciuto nel numero dei dipendenti, la gran parte sono nuovi quindi sono impegnato e conoscerli meglio, anche se c’è ancora qualche funzionario e qualche dirigente che c’era ai miei tempi. La macchina burocratica numericamente è all’altezza dei tempi. Le faccio un esempio. Quand’ero sindaco, allora, tra urbanistica e lavori pubblici c’erano 7-8 dipendenti; adesso sono trenta e dicono di essere pochi. Mi rendo conto che le procedure si sono complicate molto e questo richiede più personale attrezzato culturalmente e professionalmente. Ci sono le condizioni per fare bene. Il cuore della questione, secondo me, è il rapporto tra amministrazione e burocrazia. I nostri programmi devono essere condivisi dalla burocrazia e dalla comunità per poter dare un contributo. Dobbiamo avere la capacità di farli innamorare delle cose che noi vogliamo fare. Poi, le posso dire, che ho un ottimo rapporto con il segretario. Nelle mie varie esperienze, non ho mai cambiato quello che ho trovato. Mi sono prima dovuto rendere conto con chi avevo a che fare e spesso il dirigente ed i funzionari che ho trovato sono rimasti al mio fianco».
Nomina degli assessori e di moltissimi “delegati”, anche esterni. Che criterio si è scelto? Qualche mal di pancia di troppo?
«La Giunta ha risposto a due criteri: nei limiti del possibile le indicazioni dell’elettorato e poi combinare queste indicazioni con capacità amministrativa e professionalità. Sono molto contento perché si è creato veramente quel clima tra di noi di cui parlavo prima. Studiamo molto, le scelte sono collegiali ed anche le idee. È noto che, a volte, per alcune cose sono molto avanti ma faccio sempre in modo di condividere e socializzare queste mie iperbole con l’intera giunta. Siamo partiti bene ed è un assetto di cui ci si può fidare. Per il resto, la figura del consigliere che viene in consiglio comunale per dire sì o no è complicata, sia perché ricopre il ruolo sia per gli elettori che hanno dato fiducia. Fermo rimanendo che la responsabilità istituzionale, per legge, è e rimane sempre del sindaco e della giunta, io tento di sperimentare l’idea del dipartimento, nel senso che ho chiesto ad ogni consigliere di cosa si vuole interessare, scambiandosi idee con gli assessori. Un progetto riesce quando è molto condiviso. Questa ricetta di condivisione, ho voluto rafforzarla guardando la società civile. Come? Scegliendo opinion leader, un’operazione di coinvolgimento più ampio possibile per ricreare la comunità e renderla protagonista del salto in avanti che vogliamo fare».
Primi risultati e primi obiettivi Come sta Rende oggi? Dove vuole “portare” la città?
«Subito le emergenze come la pulizia delle strade dove abbiamo trovato una situazione molto complicata. Abbiamo dato un metodo e siamo a buon punto. Stessa cosa per la bitumatura, vorremmo raggiungere, nei tempi più rapidi, l’intervento su tutto il territorio in modo che poi organizziamo la routine per non tornare indietro. Ritengo che, entro la primavera, sistemeremo tutto l’assetto viario della città che è molto esteso. Stiamo partecipando a tutti i bandi dei ministeri, come quello per un asilo nido che faremo nel quartiere Europa ed andrà ad integrare i servizi, essendoci già una scuola materna. Oppure i bandi per le strutture sportive delle scuole e siamo a buon punto per la casa di comunità. Abbiamo approvato il progetto e a breve dovrebbero iniziare i lavori. Mi sono impegnato molto per rimodulare l’agenda urbana: finalmente porteremo a termine l’annosa vicenda del castello Normanno-Svevo e, con l’aggiunta di piccole cifre, miglioreremo e attiveremo la scale mobili. Anche per riportare a Rende l’ufficio anagrafe, un ufficio anche per il sindaco e per gli amministratori. A tal riguardo stiamo per chiudere un’intesa con la banca proprietaria dei locali, proprio in piazza degli Eroi. Ci sarà una postazione del Municipio con la presenza di amministratori e di un totem, con un dipendente, che aiuta i cittadini. Previsto anche un minimarket».
Psc, Rende servizi, predissesto, Calabra Maceri, Maggioli e riscossione tributi. Che impatto si è avuto? Che si vuole fare?
«Partiamo dal Psc. Rende oggi non ha bisogno di edilizia. Occorre dare molto sui lavori pubblici e sulle infrastrutture e forse su alcuni problemi sociali, che sono una vera emergenze. Mi riferisco al welfare, ai giovani. Ecco perché puntiamo sull’edilizia sociale e molto sui servizi e sulle infrastrutture. Naturalmente, siccome il disegno è di far dialogare l’Università con il mondo produttivo della nostra area industriale e anche con aziende che operano nel resto d’Italia, destiniamo qualche area proprio al centro della città per recepire aziende innovative e via dicendo. Abbiamo parlato con Anas per iniziare i lavori dello svincolo di Settimo. E forse riusciremo a recuperare un finanziamento di sei milioni per realizzare tutte le opere collegate con il nuovo svincolo. E poi la questione dell’Unione dei Comuni. Ci siamo espressi durante il referendum con un secco no alla città unica ma siamo convinti dell’unione. Stiamo studiando gli statuti dei comuni di Rende, Castrolibero e Cosenza e poi Montalto in modo che a settembre la potremmo far partire. Almeno nei settori più delicati, dai rifiuti all’acqua fino ai trasporti, alle questioni del lavoro, alla vigilanza urbana. Con la Maggioli c’è un contratto in essere ma stiamo cercando di favorire il pagamento dei crediti, ad esempio con la rateizzazione. Ho dato indicazioni di non pretendere fideiussioni dalle aziende e, se non pagano per due rate, fare cadere ogni agevolazione. Per la Rende servizi bisogna fare uno sforzo per farla diventare un’azienda. Ha venduto, ad esempio, alcuni beni immobili che il comune aveva messo a disposizione ed abbiamo dato indicazioni di comprare mezzi, in modo che si rende più efficiente l’intervento sulle funzioni convenzionate con il comune ma si mette anche l’azienda in condizione di fare lavori al di fuori del comune. I dipendenti? Occorre portare tutti almeno a trenta ore ma, per alcune mansioni, questo aumento può essere concentrato anche in determinati mesi. Se un giardiniere lavora di più nei mesi estivi, certamente avrà meno ore in quelli invernali. Con Calabra Maceri dovremo studiare delle misure che rendano il servizio ancora più efficiente».