I frammenti della sanità cosentina si ricompongono all’interno dell’Atto aziendale dell’Asp, un documento che contiene una mission: portare cure e assistenza in ogni angolo di questa sterminata provincia. Non si tratta solo di paragrafi accennati in mezzo a capitoli che rimandano ad architetture verbali e visionarie. Il piano regolatore, appena illustrato a sindacati e collegio di direzione, contiene una lanterna che rischiara la nuova strada di un sistema di cure che, in passato, non è mai stato davvero equo e solidale. L’assistenza in questa terra è sempre passata sopra i sentimenti, la logica, la ragione. I pazienti più fragili sono finiti spesso in fondo alla fila, senza speranza e senza l’amico su cui poter contare. L’Asp comincerà proprio da loro, dagli anziani, la frazione di popolazione destinata a crescere più delle altre nei prossimi anni, superando un terzo dell’intera popolazione. L’Istat ha già lanciato l’allarme: nel 2043 il Cosentino scenderà sotto quota 600mila abitanti. Le previsioni attribuiscono a Cosenza e alla sua provincia 597.078 residenti. Complessivamente, spariranno 75.354 cosentini. Dentro questa terra il fiume del tempo diventerà più impetuoso curvandosi e man mano appiattendosi fino a sfumare verso una provincia destinata a invecchiare, senza più giovani, senza più speranze. E, allora, l’idea del direttore generale dell’Asp, Antonello Graziano, è stata quella di ripensare i bisogni di assistenza spingendo il sistema salute proprio verso le fasce più adulte della popolazione. A loro, innanzitutto, dovrà essere assicurato il diritto di curarsi, di sentire il parere di un medico, di essere visitati a domicilio, prima di avventurarsi in un Pronto soccorso. Sarà introdotto il concetto di medicina di prossimità che, per le fasce sociali più deboli, diventa medicina di solidarietà.