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Cosenza, bici e runner: pericoli dietro l’angolo per lo sport fai-da-te

Anche a causa del blocco imposto dal Covid cresce l’attività all’aperto in città e nel resto dell’area urbana

Palestre chiuse come le piscine, calcetto bloccato e molto altro. L’emergenza Covid ha imposto una drastica frenata alle attività sportive, soprattutto di gruppo, o se preferite di contatto, ma non ha cancellato la voglia e un po’ anche il bisogno di fare sport. Ecco che sono tantissimi i cittadini dell’area urbana che in questi giorni, anche approfittando delle temperature primaverili, affollano viale Mancini a Cosenza e Viale Principe a Rende. Entrambi, come tutti, malinconicamente in attesa d’un collegamento diretto e sicuro tra essi. In pista molti ciclisti, ma anche runner e famiglie. Sono davvero in tanti.

Attenzione alle regole

La folla rende ancora più necessario e importante il rispetto delle regole, da parte di tutti. Lo sottolinea il presidente della cellula cittadina della Federazione italiana ambiente e bicicletta (Fiab) Marcello Carbone, che legge in maniera positiva la presenza di tanti lungo i due vialoni, cui però fa da contraltare il mancato rispetto del Codice della strada. «I pedoni non possono stare sulla pista ciclabile che è ad uso esclusivo dei velocipedi. Discorso diverso per i percorsi promiscui, esistenti a esempio sui marciapiedi di Cosenza. Così come per i ciclisti è obbligatorio stare sulla pista ciclabile dove però c’è una strada che corre di fianco. Come Fiab cerchiamo sempre di mantenere la linea della gentilezza, consigliando di usare i dispositivi luminosi e acustici per segnalare la presenza dei ciclisti».

Pericoli frequenti

La federazione degli amanti delle due ruote segnala poi i numerosi pericoli che restano per chi si muove a pedali nell’area urbana, a cominciare proprio dal passaggio da Cosenza a Rende, che però si spera posa essere risolto a breve con la ristrutturazione del vecchio ponte in ferro che eviti a tutti i pericoli connessi alla percorrenza del tratto stradale interessato da un traffico veicolare notevole. Poi c’è, in città, l’area all’altezza del carcere con un semaforo che a parere degli amanti delle due ruote andrebbe disciplinato meglio per essere più sicuro. Inoltre il dottore Carbone richiama e rilancia il limite dei 30 km/h nel centro cittadino per tutti i veicoli, chiede di potere condividere le corsie privilegiate dei bus che in città corrono per 8 km. «Sarebbero una grande ricchezza. Il sindaco dice di non sentirsi sicuro, e ha le sue ragioni, ma in Europa avviene», aggiunge Carbone. Che poi mette l’accento sulla pericolosità delle bici con acceleratore: «La vendita è regolare ma non sono considerabili bici a pedalata assistita ma vere e proprie moto senza targa. Superano i 30 km/h e possono essere usate in fondo privati ma non su strada. Le biciclette a pedalata assistita, da norma, dopo i 25 km orari hanno il distacco dell’erogazione elettrica, diventato bici muscolari. Ma ci sono mezzi truccati, senza targa, che hanno acceleratore e mantengono l’erogazione anche oltre i 25 km orari. Sono molto pericolosi», spiega il presidente Fiab. E decisamente numerosi.

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