Nell’ambito del progetto pedagogico-didattico Per una scuola inclusiva di alta qualità promosso dal Master di secondo livello: “Il dirigente scolastico e il docente progettisti dell’equilibrio formativo tra governance e didattica” dell’Università della Calabria diretto da Giuseppe Spadafora, le cui attività formative post-lauream avviate già nel lontano 1997 sono giunte alle ventitreesima edizione, si è tenuto il 30 aprile un interessante incontro scientifico-formativo sul tema: La Philosophy for Children per educare a pensare. Si tratta di un primo incontro per approfondire un progetto di ricerca interuniversitario e internazionale sulla questione dell’inclusione di alta qualità nella scuola e nell’università. In questo progetto di ricerca si cercherà di analizzare il possibile rapporto tra diritto allo studio e merito. Nel caso specifico, in collaborazione col CRIF (Centro di Ricerca sull’Indagine Filosofica), i ricercatori e formatori Antonio Cosentino (fondatore del Centro e presidente del Comitato Scientifico), Alessandro Volpone (attuale presidente), e Maria Rosalba Lupia (componente del C.S.), hanno offerto un contributo ricco di stimoli sul tema dell’educazione al pensiero critico, così come è rappresentata dalla “Philosophy for Children”: connettendo la riflessione teorica e l’azione didattico-educativa, i tre relatori in modo organico e interconnesso hanno analizzato le specificità e caratterizzazioni dell’ambizioso progetto del complex thinking di Matthew Lipman, allievo di John Dewey, quale curricolo filosofico, pedagogico e didattico che offre l’opportunità di pensare criticamente anche a chi, per età o conoscenze, può essere considerato estraneo a questa esperienza. La classe scolastica, trasformata in Comunità di Ricerca (CdR), si attiva in un’indagine euristico-filosofica, capace di riflettere sulle situazioni di incertezza, intervenendo sul pensiero ingenuo e irriflesso, attraverso un nuovo modo comunitario di pensare, agire, essere. Tra le molteplici implicazioni e applicazioni del curricolo, i tre ricercatori hanno evidenziato le possibilità di questo metodo filosofico-pedagogico-didattico per promuovere un’inclusività autentica del sistema educativo per limitare le insostenibili diseguaglianze economiche e sociali nella società globale digitale ed economica maggiormente accentuate ai tempi del Covid, per progettare una cittadinanza attiva che promuova lo “sviluppo sostenibile”, per ipotizzare un modello di scuola “di tutti e di ciascuno” che rispetti il merito e le scelte del progetto di vita di ogni studentessa/studente e che possa contribuire ad un nuovo paradigma formativo, inevitabile dopo la tragedia della Pandemia