Il messaggio di Papa Benedetto XVI e l’Ordine dei Minimi pronunciato sul soglio di Pietro e inviato all’allora Correttore generale dell’Ordine dei Minimi, padre Francesco Marinelli - in occasione del quinto Centenario della morte di San Francesco - è testimonianza autentica della vicinanza al patrono della Calabria di Joseph Ratzinger. Il Papa essendo originario di Monaco di Baviera conosceva bene i frati Minimi. «Nel V Centenario della morte di san Francesco di Paola - affermava Sua Santità - mi rivolgo a Lei e ai figli e alle figlie dell’Ordine dei Minimi -Frati, Monache e Terziari laici - come anche a tutti i devoti del Santo per celebrare insieme con loro l’amore di Dio, che in san Francesco di Paola ha donato alla Chiesa un grande testimone del Vangelo e un promotore della scuola di spiritualità basata sulla penitenza quaresimale. La rapida diffusione in tutta la Chiesa della devozione verso Francesco di Paola è un segno eloquente dell’autenticità del suo carisma. I miei Predecessori hanno ripetutamente esaltato la grandezza della sua santità e il disegno provvidenziale di Dio, che lo chiamò in quella difficile e importante fase della Chiesa nel passaggio dal medioevo all’età moderna, ed hanno sottolineato la forza della sua spiritualità penitenziale, definendo il suo programma e la sua proposta di vita come “luce che illumina i penitenti” (Papa Giulio II)». Papa Benedetto spiegava come “la vita di san Francesco di Paola è stata segnata da un profondo amore alla preghiera, dal desiderio di solitudine per entrare in colloquio con Dio, dalla relativizzazione di tutte le cose, anche del necessario per la vita, per affermare Dio e la priorità del suo Regno. Non è forse così che va interpretata la sua esperienza eremitica nella “grotta”, esperienza che segnò profondamente la sua spiritualità, tanto da indurlo a cercare, dovunque andasse, spazi di solitudine per alimentare la sua vita contemplativa? La penitenza lo rese uomo libero per tendere a Dio». Ai Minimi: “in forza della loro vocazione, hanno la responsabilità di testimoniare la necessità della preghiera e del silenzio interiore per consentire la comunione con Dio. Coltivino, pertanto, lo “studium orationis” (Regola, cap. VIII), secondo l’esortazione di san Francesco. Nelle loro case si coltivi la “ricerca di Dio”, che è stata per tanti confratelli strada sicura di santità. Seguendo con impegno i ritmi della vita conventuale, parlino il linguaggio del silenzio, del raccoglimento, della preghiera. Aiutino quanti entrano in contatto con loro a scoprire la preghiera, forza dei giusti (cfr Gc 5,16), che “come un fedele messaggero, compie il suo mandato e giunge là dove non può arrivare la carne” (Regola, cap. VIII). Siano per tutti maestri di raccoglimento, di meditazione sulla Sacra Scrittura e di preghiera. In questo V Centenario i fedeli devono essere aiutati a venerare in questo modo san Francesco di Paola, scegliendolo come maestro di vita, che richiama alle esigenze dello spirito».