Vite stravolte, sconvolte, distrutte. Il colore delle macerie appare all’improvviso dopo che tutto finisce nel tritacarne del vizio. I segni dei legami familiari sfumano inseguendo il “sogno”. C’è chi brucia montagne di soldi, la pensione, la paga, i risparmi, la casa. Si comincia con poco e non si finisce più perché il gioco è come la droga, crea dipendenza e crisi d’astinenza. E quando finiscono i soldi, si esaurisce pure la speranza. Un pozzo nero sul quale si sono affacciati gli esperti nel corso di un confronto che si è tenuto nella Parrocchiale di San Giovanni Battista. Il dibattito è stato ispirato dal sindacato confederale Ugl cosentino e calabrese e dall’Ipa, associazione internazionale di Polizia. «Chiediamo una legge nazionale sul controllo del gioco d’azzardo, che consenta di contrastare efficacemente la ludopatia, “superando” l’attuale frammentazione e discrasia esistente fra le differenti normative approvate nelle Regioni, fattore che, purtroppo, in taluni casi favorisce l’estensione del fenomeno in cui è direttamente coinvolta la criminalità». Un seme piantato a Cosenza che potrebbe diventare albero in Parlamento. Servirà il coraggio della politica e Giancarlo Lamensa, vicepresidente della provincia Cosenza, lo ha spiegato bene: «Finalmente ci si sveglia, ma la politica non sta facendo granché e non è credibile, essendo il soggetto, inteso come Stato centrale, che incassa di più dall’azzardo e al contempo deve combattere tale problema».
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