Il vento freddo dell’inverno demografico soffia pure sul Cosentino. Sono circa 3mila in meno (da 257.093 del 2022 a 254.806 del 20232) le iscrizioni registrate nelle scuole della provincia rispetto allo scorso anno. Preoccupano le conseguenze per l’inevitabile calo del numero delle classi e quindi delle cattedre, ma anche e soprattutto per la tenuta dell’autonomia delle scuole, coi piccoli centri in sofferenza più delle grandi città. In base a quanto trapelato in tutta la Calabria rischiano l’autonomia 79 scuole.
Sul calo delle iscrizioni punta i riflettori la segreteria regionale dell’Unicobas Scuola-Università che parla d’un calo demografico ormai strutturale. «Da anni la Calabria fa i conti con un problema che non è solo scolastico ma sociale. A fronte di un calo demografico di iscrizione – sottolinea il leader calabrese Pino Assalone – aumentano gli studenti con disabilità che pur vedendosi assegnati la garanzia fondamentale del docente, uno dei punti di forza del nostro sistema scolastico, registrano evidenti e persistenti criticità: insufficiente assistenza in classe, barriere architettoniche, percorsi formativi non sempre ben calibrati alle esigenze degli studenti. Il sistema scolastico calabrese rappresenta uno dei tanti anelli deboli con cui bisogna fare i conti. Intanto le scelte governative e regionali non si proiettano in una dimensione tesa ad aumentare la qualità dell’offerta formativa. C’è la necessità che il diritto allo studio, costituzionalmente sancito, venga di fatto realizzato e reso esigibile».
Povertà educativa: Assalone la denuncia in tutta la Calabria e la lega «col lavoro minorile in costante aumento. Uno studente calabrese non ha la stessa offerta formativa ed educativa d’uno del nord. In più i divari scolastici presenti nella nostra regione sono caratterizzati dall’estrema frammentarietà dell’offerta e da profondi divari territoriali nella dotazione di strutture e nella spesa pubblica delle amministrazioni locali. Non tutti i bambini beneficiano del servizio mensa, non tutti accedono al tempo pieno e purtroppo non tutte le scuole hanno una palestra. Quello che preoccupa è un disinvestimento progressivo della spesa pubblica ritenendo la scuola marginale rispetto agli impegni di spesa. Un differenziale che fotografa uno scarto sempre più marcato tra nord e sud».
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