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“Ti segno un'ordinazione”, dall'esperienza del bar ‘Senza nome’ a Cosenza nasce il party con la Lis. Colonna: “Disabilità? No, ricchezza!”

Immaginate un bar nel quale ogni ordinazione avviene soltanto attraverso il codice comunicativo della Lingua dei segni. Un’esperienza che i bambini dell’Istituto comprensivo “Via Roma-Spirito Santo” hanno compiuto ieri al termine del progetto inserito all'interno del Ptof. Un party inclusivo durante il quale hanno comunicato soltanto utilizzando la Lis. L’idea è stata sviluppata sul modello promosso dal bar “Senza nome” di Bologna.
Alla festa conclusiva di ieri pomeriggio hanno partecipato anche alcune persone sorde e le famiglie dei bambini coinvolti dall’attività laboratoriale tenuta da Teresa Colonna: «Siamo molto soddisfatti per la riuscita di questo progetto. La Lingua dei segni si apre a tutti. Fino a qualche decennio fa era focalizzata soltanto alle persone sorde ma oggi possiamo vedere come questa apra a competenze e abilità trasversali che coinvolgono anche i bambini udenti e quelli con altre disabilità che non sono quelle sensoriali-uditive. L’esperienza vissuta dagli alunni dà loro la possibilità di vivere la disabilità uditiva da una prospettiva poco conosciuta. La nostra intenzione è quella di veicolare uno scambio linguistico attraverso la Lis, capace di produrre un arricchimento su ambo i fronti», ha spiegato la dottoressa.
L’Istituto comprensivo del dirigente scolastico Massimo Ciglio conferma anche in questo caso la sua “vocazione”: «Come tante altre portate avanti dalla nostra scuola ha il marchio dell’inclusività. La Lingua dei segni ci consente di allargare le capacità comunicative dei bambini attraverso l’adozione di un codice condiviso. Il progetto vuole rendere la scuola accogliente con didattiche e strumenti di qualità. Fra gli obiettivi individuati dal team di classe ci sono la maggiore capacità espressiva, la capacità relazionale e l’acquisizione di competenze e linguaggi specifici. Questo laboratorio è legato a “Scuole aperte e partecipate”, un progetto nazionale al quale aderiamo e che consiste nel rafforzare il legame con le famiglie e il territorio. Dopo un certo orario, le scuole devono diventare edifici aperti e disponibili per le attività del quartiere. Attraverso ciò, le famiglie che condividono il progetto pedagogico proposto, possono gestire direttamente spazi, luoghi e risorsi della scuola per attività educative». Il massimo dirigente dell'Ic “Via Roma-Spirito Santo”, infine, ha ringraziato la responsabile del progetto Maria Cusimano e tutti gli altri insegnanti.
Al party ha preso parte tra gli altri Simone Cicero, componente dell’Ente Nazionale per la protezione e l’assistenza dei sordi (Ens): «È emozionante vedere bambini udenti che segnano e che conoscono la Lis. Una lingua visiva ma molto inclusiva». Da grande appassionato di sport e come referente provinciale dell’Ens ha poi aggiunto: «Quindici anni fa non c’era per noi la possibilità di accedere all’attività sportiva. Sono stati compiuti molti passi in avanti ma resta comunque tanta strada da compiere. Bisognerebbe coinvolgere molti più bambini nei nostri eventi paralimpici».

Il progetto Scuole aperte e partecipate in rete

Il progetto Scuole aperte e partecipate in rete promosso dal MoVI e finanziato dalla Fondazione Con I Bambini nell’ambito del contrasto alla povertà educativa minorile è gestito nell’IC Spirito Santo dalle operatrici dell’associazione di volontariato MorEqual.
Il progetto prevede l’apertura della scuola oltre l’orario curricolare (compreso sabato, domenica, nei festivi e d’estate) con la partecipazione attiva dei genitori per far diventare la scuola un bene comune partecipato del quartiere, per offrire ai bambini, ma anche ai genitori, un punto di aggregazione extra scolastico senza barriere anagrafiche, economiche, linguistiche e culturali proponendo ciò che spesso si è costretti a cercare fuori dalla scuola con sforzi economici non sempre sostenibili.
Tra i vari corsi e laboratori attuati dal progetto, il corso LIS ha rappresentato per tutti un momento di grande crescita e inclusività. La LIS una lingua vera e propria con delle strategie comunicative non verbali, creative e pienamente inclusive. E inclusione significa dare a tutti gli strumenti più idonei per vivere e partecipare alla vita della comunità. E la nostra avventura con la LIS è iniziata nel momento in cui ci siamo interfacciati con una mamma non udente e ci siamo resi conto che il processo inclusivo veniva meno perché non si condivideva la lingua più in linea con la necessità della persona che avevamo difronte. Ci siamo immediatamente attivati e fortunatamente nella scuola era presente la professoressa Colonna interprete LIS che si è resa disponibile a iniziare un percorso formativo che ci ha permesso di raggiungere l’obiettivo di empatizzare e creare un legame con chi prima non riusciva a comunicare e socializzare, rimanendo al di fuori di tutte le dinamiche scolastiche ed extra scolastiche.
Oggi Svetlana è una mamma che partecipa attivamente alle attività di scuola aperta con il suo bambino e sa di poter contare su una comunità.

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