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La notte speciale di San Fili e quel gemellaggio con Guardia Piemontese sotto... l'albero di noci (di Brunori)

La notte speciale di San Fili è una notte di bronzo. Come quello che con orgoglio, virtualmente, mira e rimira Brunori Sas sul palco dell’Ariston. Carlo Conti lo ha appena escluso dall’“abbraccio” finale che spetta solo ai primi due classificati in attesa del verdetto, ma va bene lo stesso. Perché il suo Festival il cantautore calabrese lo ha stravinto, ben al di là dei gingilli liguri – ché poi tra l’altro uno pesante lo ha vinto, assicurandosi il premio per il miglior testo – distribuiti alla fine della fiera canora. Adesso Dario Brunori è una realtà cantautorale acclamata, uscita fuori dalla nicchia che da troppo tempo ne racchiudeva un talento sconfinato ma poco pubblicizzato. E Sanremo, si sa, da questo punto di vista è una mano santa. E menomale! Perché, oggi, quell’albero delle noci che da anni è il biglietto da visita della residenza sanfilese di Brunori non ha un significato solo per gli occhi di chi lo guarda da sempre, ma è diventata l’arbusto di tutti. Quello stesso albero di noci sabato, a poche ore dalla proclamazione del vincitore, ha rappresentato lo sfondo di una foto scattata alla delegazione di Guardia Piemontese – l'altra “patria” cosentina del cantante – giunta di proposito a San Fili per vedere all’opera il proprio figlioccio e sancire un gemellaggio tra i due comuni tanto cari al Dario (ormai) nazionale. Una rappresentanza dell'associazione AvanGuardia APS (la presidente Italia Rocchetti e i soci Andrea Angilica, Giovanni Meduri e Vincenzo De Rose) arriva di proposito dal comune tirrenico.
E magari, grazie a Brunori Sas, il mito delle magare galopperà ben oltre l’hinterland cosentino: sabato sera ce n’erano a sufficienza nel  teatro “Gambaro” a fare il tifo a distanza. Magare giovani e un po’ più esperte ma anche magare di stoffa, come quelle abbracciate da una spettatrice in prima fila quando Conti ha annunciato la cinquina finale: “Dariuzzo nostro c’è!”. Anche la sindaca Linda Cribari ha trattenuto a stento l’emozione, iniziando a fare la bocca a qualcosa in più della top five. L’autore dell’“Albero delle noci” si è fatto volere bene dalla sua comunità. C’è chi, al pub, gli ha dedicato un panino ad hoc (‘a nucara), o un dolce (torta Brunoci), da accostare a quella scirubetta diventata famosissima proprio grazie al cantante che ne ha svelato la (semplicissima) ricetta: miele che si mescola alla neve. E poi, Brunori Sas ha sdoganato anche l’anti-malocchio tipico di San Fili, ovvero la vurziceddra: una piccola borsetta apotropaica preparata dalle magare del paese – sempre loro – che l’artista calabrese ha custodito gelosamente nel corso della sua avventura, trovando spazio in valigia tra un pigiama e un altro suggerito dalla figlia Fiammetta, musa ispiratrice del brano e della vita di papà Dario.

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