Chiamatelo pure l’“accalappia-palloni”. Il calabrese nel sangue e nell’anima Mimmo Mungo, statistiche alla mano, è uno dei centrocampisti centrali con il rendimento più alto nella prima parte del campionato di serie B. E dire che quando il Cosenza lo strappò alla concorrenza nell’estate del 2016 (il ds dell’epoca, Cerri, l’autore del “colpaccio) il giocatore calabrese sbarcò in riva al Crati con i gradi di trequartista. Da buon globetrotter del prato verde, però, Mungo ha giocato in quasi tutti i ruoli del centrocampo e all’occorrenza pure da mezzapunta. L’approdo in B ha significato l’ennesimo cambio di canovaccio e il venticinquenne originario del Crotonese si è riscoperto mediano. Perché nessuno si era sognato prima di piazzarlo davanti alla difesa. Piero Braglia gli ha ricucito un nuovo ruolo addosso. Gli si addice. «Sono soddisfatto. Mi sta cambiando pelle», ammette il centrocampista rossoblù, «perché in precedenza non avevo mai occupato questa posizione. C’è da correre di più e spesso non arrivo lucido al tiro. Ma se nessuno si lamenta del mio rendimento, evidentemente, non c’è nulla di male», ammette abbozzando un sorriso, sintomo del clima sereno ritrovato in riva al Crati. Tutto merito dei risultati. Mai, però, nello spogliatoio bruzio era scattato l’allarme rosso. «Si tratta del primo anno in serie B», prosegue Mungo, «ma tanti stanno facendo molto bene. Vuol dire che il calcio non è prettamente legato alla categoria, ma all’intelligenza e all’applicazione. Non ci siamo mai abbattuti nonostante i risultati non arrivassero per come avremmo meritato. Dopo il successo di Crotone, ci siamo detti che sarebbe stato necessario dare continuità e la vittoria contro il Padova ha testimoniato il nostro momento positivo. Qualcuno parlava già di retrocessione ma noi non gli abbiamo dato ascolto. La strada è ancora lunga». E piena di pericoli. Il più incombente è rappresentato dall’amico-avversario di sabato, Okereke.