Tre giorni come gli ultimi Domenico Berardi forse non li aveva sognati neppure da piccolo, quando tra Bocchigliero, Mirto Crosia e Cariati offriva i primi saggi del suo talento. Molto spesso si è parlato della sua salita alla ribalta e di come essa sia avvenuta, quasi casualmente. Una storia degna di un romanzo di successo. Domenico – che fa visita al fratello maggiore, studente fuori sede, a Modena – strega Luciano Carlino, vice allenatore della formazione Allievi del Sassuolo, in una partita tra amici. Ammaliato dal talento del calabrese, ne pretende un provino in tempi record. All’esame, l’attaccante della Nazionale si presenta preparato e lo supera a pieni voti. Chi lo conosce da tempo però non è sorpreso della sua ascesa...
Uomo copertina del 2020
Nell’ultimo mese, le sue possibilità di figurare nei 23 Azzurri all’Europeo si sono impennate. Berardi si è letteralmente preso l’Italia. Tre gol. Uno alla Moldavia a ottobre, in amichevole, e due in Nations League, a Polonia e Bosnia-Erzegovina in appena 72 ore. Il bottino accumulato gli ha consentito di diventare l’uomo dell’Italia più prolifico del 2020. Per convincere definitivamente Mancini, dovrà continuare a stupire con il Sassuolo. Sotto la giurisdizione di Roberto De Zerbi, il cosentino sta completando il processo di maturazione.
Nello scorso campionato ha collezionato gol e assist a grappoli (14 i primi e 10 i secondi), ma soprattutto da gennaio in poi sembra aver smesso di fare le bizze. Dopo l’espulsione con il Genoa, pare abbia trovato anche un maggiore equilibrio mentale. Un aspetto che sarà chiamato adesso a confermare se vuole tenersi stretta l’Italia. L’avvio in serie A, dopo che il Sassuolo non lo ha lasciato partire in estate (per lui si è mosso soprattutto il Siviglia di Monchi), lascia presupporre che l’exploit degli ultimi giorni sia tutt’altro che un caso.
Il destino e la Juventus
Il primo ad accorgersi del suo talento è stato Franco Calabretta, storico collaboratore di Franco Ceravolo. L’osservatore rimase favorevolmente impressionato da quell’iradiddio che scorrazzava in campo: «Nei movimenti era poco grazioso, non correva per nulla bene però era velocissimo e soprattutto aveva la capacità di fare gol. Aveva una dote particolare, era capace di prendere la porta da qualsiasi posizione». I fatti risalgono al 2006, campionato “Esordienti Provinciali” e torneo di Carnevale. La squadra era “Il Castello”, piccola società di Mirto Crosia ora scomparsa.
Domenico aveva 12 anni, il sogno di entrare in un club professionistico era a un passo perché Ceravolo e Calabretta lo raccomandarono alla Juventus: «Sentiva di fare un torto alla sua squadra del cuore. Sono interista, continuava a ripetermi ogni volta che mi vedeva. Faceva di tutto per sfuggirmi, andava su e giù per le scale. Quando l’ho visto di recente mi ha sorriso e chiesto scusa ricordando quei giorni. La famiglia era entusiasta della possibilità del trasferimento ma lui, secondo me, a 12 anni, quello che più temeva era il fatto di dover abbandonare il suo “mondo”.
Alla fine tuttavia non se ne fece nulla perché scoppiò “Calciopoli”». Anche successivamente, Berardi ha lasciato il segno ovunque sia stato visto all’opera ma per una serie di circostanze negative non è mai riuscito a varcare la porta del professionismo, fino a quando nel 2009 è iniziato il capitolo più bello della sua carriera.