Aldo Florenzi è un ragazzo pacato, gioviale, amico di tutti. Impossibile vederlo imbronciato. Anche per merito di un carattere così affabile è riuscito a conquistare tutti dalle parti del “Marulla”. Non vi è una persona tra dirigenti e staff che non abbia parole d’apprezzamento per le qualità umane, prima ancora che tecniche, del golden-boy silano. Commenti sinceri. Il centrocampista sardo questa mattina, prima di pranzo, raggiungerà il raduno dell’Italia Under 20 a Grottammare, in provincia di Ascoli Piceno, dove la squadra di Alberto Bollini preparerà la partita di martedì prossimo al “Riviera delle Palme” di San Benedetto del Tronto, contro la Polonia, per il debutto del torneo 8 Nazioni. «Ancora stento a crederci. Probabilmente realizzerò una volta indossata la maglia azzurra. Sono contento, orgoglioso e consapevole si tratti di una grande responsabilità, che voglio onorare nel migliore dei modi. Non solo per me ma soprattutto per la mia famiglia, mi fa piacere regalare loro delle soddisfazioni. Mia madre, che non segue il calcio, ha voluto qualche informazione in più. Mio padre ha mantenuto il sorriso stampato sul volto per tre giorni consecutivi. Io non l’ho ancora perso, fa parte di me. La strada davanti però è ancora lunga e mi piacerebbe percorrerla». La notizia l’ha ricevuta direttamente da una persona molto importante per la sua traiettoria calcistica: «Mi ha chiamato Sergio Mezzina. Gli ho risposto: “Ma è sicuro?”, l’ho ripetuto due o tre volte. Non è possibile descrivere l’emozione che ho provato. Poco dopo sono stato contattato anche dalla segreteria del Cosenza». Il rapporto con Mezzina è nato nel 2019, quando il responsabile del settore giovanile ha saputo dell’intenzione del Chievo Verona di non puntare su Florenzi e lo ha portato in riva al Crati: «Mi hanno informato che avrei trovato poco spazio con loro in Primavera e che, se avessi trovato una soluzione, mi avrebbero lasciato andare via in prestito. Si è fatto avanti il Cosenza. Inizialmente per una prova di dieci giorni, poi hanno deciso di tenermi e l’anno successivo hanno deciso di riscattarmi alla cifra fissata». Il centrocampista nuorese non intende porsi limiti: «Finora è arrivato tutto in maniera inaspettata. Ognuno di noi ha degli obiettivi. Mi piacerebbe raggiungere la massima serie ma non voglio neppure circondarmi di pressioni esagerate. A Cosenza sto bene, se dovessi restare qui non avrei alcun problema. Simpatizzo per l’Inter». Il furetto del Cosenza, in Primavera, ha sviluppato un ottimo rapporto con Antonio Gatto ed Emanuele Ferraro ma l’incontro con Zaffaroni ha rappresentato per lui la svolta: «Ha dimostrato di avere gli attributi perché non appena è arrivato mi ha gettato nella mischia. Gli sono riconoscente, a lui come agli altri allenatori con cui ho incrociato il mio percorso. Forse con Occhiuzzi ho trovato meno spazio, probabilmente non sono il tipo di calciatore che più gli piace. Nella passata stagione, anche quando ha concesso l’esordio ad altri compagni in coppa, mi ha lasciato in panchina. Quest’anno non ho giocato mai titolare con lui ma mi ha tenuto in considerazione, facendomi entrare spesso». Molto importante anche Pierpaolo Bisoli: «Mi ha dato grande continuità. Pure lui ha mostrato enorme coraggio, consegnandomi addirittura la fascia di capitano. Quando è passata sul mio braccio non me ne capacitavo. Non l’avevo mai indossata prima. Bisoli mi ha confessato di vedermi nella posizione di play e malgrado solo due o tre prove mi ha schierato in quella posizione in una gara importante». Da tempo ha conquistato la tifoseria, a cui non è sfuggito il pianto sconsolato dopo il pari di Ferrara: «Erano lacrime di rabbia per un obiettivo che ci stava sfuggendo dalle mani per un pizzico di sfortuna di troppo. Ho sempre pensato – ha concluso Florenzi – che con quella coesione di gruppo non saremmo potuti retrocedere. Non penso che troppe altre squadre potessero ostentare la stessa dote».