Atmosfera da stadio (quello pieno, ovviamente, non semivuoto e senza gli ultrà). La colonna sonora è quella che accompagna l’ingresso in campo della squadra quando gioca al “Marulla”. Lo speaker Piero Tucci “chiama” uno a uno i nuovi arrivati nel gruppo rossoblù. Sono dieci. Si spera possano diventare i “magnifici dieci”. Micai (numero 1), Cortinovis (72), Finotto (16), Marras (32), D’Orazio (11), Praszelik (17), Salihamidzic (14), Delic (19), Agostinelli (18), Zarate (9). Un misto di gioventù ed esperienza quello schierato nella pancia di Villa Fabiano per la presentazione ufficiale insieme al diesse Gemmi e all’allenatore Viali. Qualcuno l’abbiamo già visto all’opera (Micai, Finotto, Marras, Cortinovis, D’Orazio), altri aspettano di potersi mettere in mostra. Il personaggio del giorno ovviamente è Mauro Zarate. Quando ieri mattina è sbarcato all’aeroporto di Lamezia Terme (accolto dal team manager Kevin Marulla e dall’addetto stampa Gianluca Pasqua) ha subito sentito profumo di casa. La madre, infatti, è nativa di Maida. A due passi dallo scalo lametino. Non vuole essere definito “una gallina dalle uova d’oro”. Semmai, è pronto a indossare i panni della chioccia (ricordate Costante Tivelli con Gigi Marulla) e aiutare a crescere gli altri attaccanti più giovani di lui (Nasti, Zilli, lo stesso Delic). All’arrivo nel quartier generale di Villa Fabiano, i flash sono tutti per lui. Selfie e foto, come quella del bambino che si è messo a fianco del nuovo centravanti silano mostrando la maglia dell’Argentina campione del mondo. «Sono molto legato alla Calabria», spiega Zarate, «ho già ricevuto le telefonate dei miei parenti. Sono contento di essere qua. Pronto a rispondere alla chiamata dell’allenatore. Avevo voglia di tornare a giocare in Europa. Non ho avuto dubbi quando è arrivata la chiamata del Cosenza. Ho salvato l’ultima squadra con cui ho giocato nel mio Paese (Atletico Platense: ndr). E voglio fare lo stesso con il Cosenza. Conosco il campionato di serie B. Dobbiamo dare tutti il massimo per venirne a capo. Sono fiducioso». Minuti nelle gambe? È sicuro, Zarate. «Quanti ne vuole, il mister». L’attaccante indosserà la maglia numero 9 che fino a sabato scorso è stata sulle spalle del connazionale Larrivey. Ma, soprattutto di Gigi Marulla. «Lo so. È una maglia importante. Spero di onorarla». Figura tra i convocati. E Viali sicuramente lo getterà nella mischia. Almeno per uno scampolo di partita. Parola poi agli altri volti nuovi. O quasi. Come Tommaso D’Orazio. Il nuovo battesimo in maglia rossoblù contro il Parma è andato bene. D’Orazio è uno che non prenderà mai meno di sei in pagella. Sull’out sinistro è una garanzia. «Sono tornato per dare una mano a questa squadra. Il compito non sarà agevole ma ce la metteremo tutta». Ottimista il portiere Micai. «Vedo qualità in questa squadra», ha detto, «gente con la testa al posto giusto, il tempo è galantuomo». Marras ha impressionato contro i ducali e sa che non si deve abbassare la guardia. «C’è voglia di fare bene», sottolinea lapidario il giocatore ligure. Il croato Delic, attaccante centrale che può giocare anche come seconda punta o falso nueve, è pronto a giocarsi una maglia di titolare. Così come è nuovamente a disposizione dopo l’attacco influenzale Finotto. Cercherà di seguire le orme del padre Salihamidzic. Faccia sicura anche quella dell’altro giovanotto Agostinelli. Poco impiegato con la Reggina, al pari dell’altro ex amaranto Cortinovis, proveniente dal Verona e al palo questa settimana per quel doppio giallo rimediato contro il Parma («Farò di tutto per meritarmi la fiducia del mister», ha dichiarato, «voglio più continuità»). Ha le idee chiare pure il polacco Praszelik: «Non dobbiamo avere paura e fare più punti possibile». E popi Micai e Marras: «Non sempre i grandi nomi fanno la differenza. Il Cosenza può farcela». Il diesse Gemmi (continuerà a disertare la panchina per motivi scaramantici) infine ha toccato i punti salienti della fase invernale del calciomercato. «Abbiamo cercato di eliminare i rami secchi e aggiungere le pedine che a nostro parere facevano al caso nostro. Ovviamente, sarà il campo a dire se abbiamo fatto bene o male. Dobbiamo essere umili. E pedalare. Zarate? Deve aumentare il nostro peso specifico. Il locomotore e tutti gli altri a seguirlo. La situazione è difficile. Ma non disperata». La cessione di Larrivey. «Volevamo aggiungere qualcosa al reparto», ha spiegato il diesse, «il suo entourage ad un certo punto ha detto che c’era la possibilità di andare altrove. Le strade si sono separate».