Miracolo di Gennaro: s'è ‘sciolto’ di nuovo! Cosenza ri-riprende Tutino: dal pranzo al sacco verso la Sila alle randellate, dai tour religiosi alle magie in campo
È una storia di devozione, di fede laica (ma non solo), di richiamo della foresta. Provare a spiegare cosa leghi (il) Cosenza a Gennaro Tutino, limitandosi alle parole, è un esercizio che non porterebbe a nulla. Sarebbe il caso di limitarsi a osservarla questa simbiosi e sorriderne compiaciuti. “Però... stanno proprio bene assieme questi due. Sembrano fatti l'uno per l'altra”.
L'infatuazione
Dal ‘primo bacio’ sono trascorsi 2185 giorni. Tutino, ventiduenne partenopeo di belle speranze proveniente dalla cantera del Napoli, si presenta al ‘Marulla’ come una ragazzo normale della sua età, che non bada troppo a far colpo snaturandosi: pinocchietto, maglia casual, occhiali da sole a specchio, scarpe da ginnastica, e barba incolta. Inconfondibile cadenza napoletana. “Posso sgranocchiare un panino in macchina? Darebbe fastidio?”: questo l'esordio con Gianluca Pasqua, addetto stampa del Cosenza che si appresta ad accompagnare il nuovo acquisto rossoblù verso il ritiro di San Giovanni in Fiore. Ad attenderlo, lo staff del tecnico Gaetano Fontana, allenatore scelto dal direttore sportivo Trinchera per far colpo sul suo nuovo presidente Guarascio in vista del campionato di C 2017-2018: “Non mi sono mai spiegato come sia potuta andare male la sua esperienza a Cosenza”, sussurrerà più di qualche volta il presidente del Cosenza parlando di Fontana, che evidentemente (e inspiegabilmente...), in lui, avrà lasciato il segno a prescindere dal pessimo ruolino di marcia in rossoblù che portò prestissimo all'esonero. Il feeling tra Tutino e Fontana - e dire che, da trequartisti, seppur appartenenti ad epoche diverse, avrebbero dovuto parlare la stessa lingua - non sbocciò. Niente. Ad onor del vero, quel feeling necessario a scrivere grandi imprese (bisognerà attendere il lato B della storia di quella stagione) non c'è mai stato neanche con gli altri calciatori in organico. E il sole, appunto, sulla storia tra il primo allenatore scelto da Trinchera nella sua era in rossoblù e il Cosenza, tramontò prestissimo. Prima dell'avvento di Braglia, l'uomo della svolta.
Il ricordo di Cosenza e quei calcetti in allenamento
Tutino, in effetti, a Cosenza era già stato per via della parentela con una zia del posto. Nulla di nuovo e sconvolgente. Ma vivere una città da turista è un conto, viverci è tutt'altro. L'inizio non è per nulla facile. Pur lasciando intravedere qualità importanti, il ‘lupo’ numero 25 appare più un cucciolo del branco. E per svezzarlo, specie dopo il cambio della guardia in panchina, Tutino viene affidato ai senatori del gruppo che non gli riservano trattamenti di favore in allenamento. “Randellatelo”. Questo l'ordine di scuderia. Ma non per nonnismo o frustrazione, per pungolarlo. Per tirare dal ragazzo quel qualcosa che sì, evidentemente, tutti avevano intravisto, seppur a livello embrionale. E Gennaro incassa, in silenzio, ma si rialza. Mentre ogni calcetto, ogni stoccata, ogni reprimenda nutre il suo orgoglio.
L'illuminazione
Poi, la svolta. Che come spesso accade nella vita è sinonimo di ‘toccare il fondo e risalire’. E Gennaro da Napoli il fondo lo tocca il 7 ottobre del 2017: Cosenza-Casertana, in panca c'è già già Braglia. I rossoblù franano in casa contro i campani (0-3) e Tutino piazza la ciliegina guasta con l'espulsione. Inizia un periodo ancora più buio, fatto da panchine e qualche presenza anonima. Poi, i primi bagliori di luce: due gol in tre partite contro Francavilla e Monopoli, nel periodo migliore per il Cosenza: 9 risultati utili consecutivi dal 10 dicembre al 9 febbraio. Dopo una nuova fase senza grossi acuti, il 25 rossoblù si presenta con una forma smagliante alle porte dei playoff, che i silani consolidano nelle ultime giornate. Il talento cristallino dello scugnizzo napoletano brilla di luce propria e irradia tutto ciò che lo circonda: 2 gol e un assist contro la Virtus Francavilla (che evidentemente gli porta bene) e addirittura tripletta nella sfida interna con il Trapani, giornata conclusiva della regular season. Un bel biglietto da visita in vista degli spareggi per la B.
La cavalcata playoff
Il Cosenza di Braglia viaggia come un treno. E alla guida dell'imponente mezzo rossoblù c'è proprio lui, Gennaro Tutino: assist alla Sicula Leonzio nel primo turno, gol alla Casertana e al Trapani (andata e ritorno) nel secondo e terzo step, due assist nel ritorno vincente con la Sambenedettese. Poi, dopo una pausa (relativa, perché le sue giocate risultano comunque illuminanti) nell'epica doppia semifinale playoff vinta all'ultima preghiera dai silani contro il Sudtirol, il capolavoro nella finale: assist per il gol di Bruccini e parabola angelica sotto l'incrocio dopo un coast to coast irresistibile nella finale contro il Siena. È nata una stella: Gennaro Tutino.
Il Tutino ‘ultraterreno’ fuori dal campo
Il giocatore perfetto. Perché è forte, perché - in barba alla nomea di giocatore con qualità - non ha grilli per la testa. Perché quando si affeziona è disposto a mettere in secondo parte anche interessi economici (e il Cosenza lo capirà anche in futuro). Perché, mentre tutti i coetanei pensano a dove adagiare le terga durante la pausa estiva, lui s'affida alle parrocchie e alle associazioni per programmare viaggi che contemplino visite nei posti religiosi (come Lourdes).
La fuga notturna da Carpi
Smaltita la sbornia post-promozione, la dura realtà viene sbattuta in faccia ai tifosi del Cosenza: non c'è l'accordo per il rinnovo del prestito di Tutino dal Napoli. Il giocatore finisce al Carpi, società amica dei partenopei, anche e soprattutto per i trascorsi vissuti dal ds Giuntoli. Ma lo scugnizzo è triste, perde subito il suo sorriso. L'ambientamento procede a fatica e manda messaggi di fumo, direzione Salento, quartier generale del ds rssoblù Trinchera. “Gennaro, sei un giocatore del Carpi. Che possiamo fare ormai?”. “Dir, è possibile ugualmente cambiare squadra nella stessa sessione, giusto?”. “Nel tuo caso, tecnicamente sì”. E da quel tecnicamente riparte la trattativa. Tutino ormai ha in testa solo il ritorno a Cosenza. I nuovi compagni del Carpi capiscono la situazione e quasi lo assecondano. Un po' meno convinto il Carpi, almeno inizialmente. Il giocatore disputa anche qualche amichevole di lusso, ma le sirene bruzie sono troppo forti. Non ci ripensa e richiama Trinchera. “Dir, forza un po', voglio tornare”. Accontentato. Con buona pace di un rassegnato Carpi, del Napoli e del suo procuratore.
La seconda stagione in riva al Crati e il suo gol più bello di sempre
Che Gennaro Tutino sia un giocatore meritevole di altri palcoscenici si capisce alla sua prima volta cadetta. Dopo un avvio stentato, inizia a ritrovarsi e, soprattutto, a ritrovare la via del gol (uno al Livorno e al Cittadella, due contro Foggia e Lecce, i restanti contro Carpi - ironia della sorta - Pescara, Benevento e Venezia). Contro i veneti raggiunge la doppia cifra, inventandosi un'altra magia, in tandem con il suo conterraneo Palmiero: quello che accade il primo maggio 2019 al “Marulla” (minuto 44 del primo tempo), i presenti non lo dimenticheranno mai: il centrocampista rossoblù alza la testa e, non appena intravisto l'attaccante, lascia partire un lancio preciso ma comunque difficile da addomesticare spalle alla porta, Tutino non fa una grinza e dà vita a un'acrobazia da cineteca infilzando un incredulo Vicario (non proprio uno sprovveduto...). Gol e tutto lo stadio in piedi ad applaudire. È anche la firma sul biglietto di arrivederci che i tifosi del Cosenza temono possa essere un messaggio d'addio.
Un andamento altalenante
Gennaro Tutino lascia Cosenza anche l'anno dopo, ma stavolta ci pensa la serie A a distoglierlo da eventuali pentimenti: 6 apparizioni con il Verona (appena 2 da titolare) e un ‘parcheggio’ in B all'Empoli nella seconda parte della stagione, in B (16 gettoni collezionati e 2 reti). Una nuova fiammata la lascia a Salerno, altra piazza che in B ne ha esaltato le qualità: 36 presenze e 13 gol che valgono la promozione in A, secondo grande traguardo raggiunto da Gennaro, che assapora anche il gusto agrodolce di segnare contro il Cosenza (altro gol da cineteca, il 29 novembre, nello 0-1 al “Marulla”, nella foto sullo sfondo di Francesco Farina). Non esulta, i rossoblù li porta ancora nel cuore. Dopo Salerno, inizia la sua avventura a Parma, tra alti (pochi) e bassi: in una stagione e mezza, 35 presenze e appena 7 marcature. L'ultimo scorcio della scorsa stagione, infine, Tutino coltiva la speranziella playoff in forza al Palermo alternando giocate da urlo a prestazioni negative. Bottino finale: 18 volte in campo, 3 reti, qualche prezioso assist e un rigore sbagliato nel suo personale “derby” con la Reggina.
La terza vita in rossoblù
E adesso il Cosenza lo ha ri-ripreso. E non perché Gennaro da Napoli voglia ridimensionare le sue ambizioni. Semplicemente perché ogni qualvolta ha levato qualsiasi altra maglia indossata, sopra l'epidermide, ha notato, ancora, nitidi, il rosso e il blu del Cosenza. Di Cosenza. Ulisse è giunto a Itaca, ancora una volta. Bentornato scugnizzo.