Belli e “leggeri” (come non lo erano mai stati). No, il pubblico del “Marulla” non c’era abituato a tanta grazia. Lo scorso anno i rossoblù collezionarono sei punti nelle prime due partite, perdendo in Coppa solo di misura contro il Bologna – verissimo – ma lo “scarto” con il passato è evidente dal punto di vista dell’atteggiamento e del gioco. La prova provata si avrà solo dopo la trasferta di Venezia, ma la sensazione che i “lupi” vogliano avere il pallino del gioco sempre e comunque è fortissima. Le parole del tecnico Caserta, in effetti, suonano come un monito per le avversarie: «Finché teniamo la palla lontana dalla nostra porta va tutto bene». Con il Sassuolo, almeno per 90’, la gara è stata giocata alla pari, mentre contro l’Ascoli il match non è mai iniziato (per i bianconeri). Sintetizzare il 3-0 maturato sabato con la tripla – clamorosa – espulsione dell’Ascoli sarebbe ingeneroso nei confronti della squadra cosentina che anche in undici contro undici aveva concesso pochissimo (un tiro dalla distanza dell’ex Millico), schiacciando i marchigiani nella propria area. Dopo aver levato il tappo alla partita con il rigore di Tutino, D’Orazio e soci si sono tuffati a capofitto negli spazi e alla squadra di Viali (dopo gli applausi del pubblico, che gli ha tributato il giusto onore per l’impresa della passata stagione, ha incassato una batosta sonora) sono saltati schemi e nervi. Ma i bianconeri si sono sbriciolati principalmente perché avevano di fronte undici assatanati. E Caserta? Scottato dalle precedenti esperienze cadette, indossa i panni del pompiere e spegne l’entusiasmo. Tutto giusto, ma sa benissimo che il Cosenza ha imboccato la strada corretta. Una squadra bella, dunque. E “leggera”. E questo proprio grazie all’atteggiamento dell’allenatore. Non ci ha pensato due volte a dar fiducia a Fontanarosa al posto di Meroni (acciaccato). L’eroe della passata stagione avrebbe potuto convivere in campo con un fastidio al polpaccio, ma Caserta non ha rischiato perché si fida dei suoi giocatori. Anche dei giovani. L’esempio emblematico è Arioli, carta a sorpresa d’inizio gara. L’ex sassolese lo ha ripagato con un gol di classe e potenza. Così come ha contraccambiato la fiducia Zilli, in rete da subentrato. Illudersi di avere già la combinazione della cassaforte cadetta potrebbe essere pericoloso. L’esempio arriva proprio dalla stagione scorsa, quando la partenza sprint non evitò un finale di stagione travagliatissimo. Al di là dei punti e della classifica, c’è da essere ottimisti perché il Cosenza gioca con il piglio di chi non vuole più soffrire. Anzi, vuole divertirsi e divertire un popolo – quello rossoblù – che non attendeva altro, dopo anni di patimenti. E di gioie somministrate col contagocce da allenatori e giocatori di turno.