Cosenza, tributo a Palazzo dei Bruzi al campione di tennis degli anni settanta Vittorio Magnelli
Si apre sulle note jazzate di “El portava i scarp del tennis” di Enzo Jannacci, il bellissimo documentario “Te lo ricordi Vittorio?”, autore il raffinato videomaker cosentino Gianluca Bozzo. Il docufilm racconta la storia di Vittorio Magnelli, tennista cosentino, in auge negli anni settanta e che, partito dal quartiere dello Spirito Santo, nel centro storico, dove tirava i primi colpi di racchetta al circolo del tennis della Villa vecchia, è arrivato ad essere oggi, dopo un glorioso passato di giocatore, a stretto contatto con i grandi del tennis italiano, da Adriano Panatta a Corrado Barazzutti, responsabile del settore tecnico femminile della Federazione Italiana Tennis. Il documentario di Gianluca Bozzo è solo il punto di partenza del tributo che il Comune di Cosenza, auspici il Presidente del Consiglio comunale Giuseppe Mazzuca e il Presidente della commissione consiliare sport e cultura, presieduta da Mimmo Frammartino, ha voluto organizzare per consegnare a Vittorio Magnelli un riconoscimento per la sua carriera sportiva. Nella motivazione del riconoscimento Magnelli viene definito “orgoglio cosentino di ieri e di oggi. Prima, il più forte tennista calabrese di sempre, poi, straordinario direttore tecnico nazionale del settore femminile”. Alla cerimonia non ha potuto prendere parte, a causa di un altro impegno istituzionale, il Sindaco Franz Caruso che ha, però, incontrato Vittorio Magnelli a margine del tributo che gli è stato organizzato nella sala consiliare di Palazzo dei Bruzi. Quel ragazzo del '57 di strada ne ha fatta. Si provi a chiedere alla terra rossa se ne ha fatta. Eppure al tennis non ci pensava, rapito com'era dal calcio. Poi, dai dodici anni in avanti, cominciò a seguire insieme i due sport finché non cominciò ad affacciarsi dietro la rete di protezione di quel campo da tennis all'interno della Villa vecchia, ai bordi del quale erano soliti assieparsi molti dei ragazzi che abitavano nel quartiere Spirito Santo, a pochi metri da quel rettangolo rosso. E mentre scorrono sugli schermi del salone consiliare di Palazzo dei Bruzi le immagini del documentario di Gianluca Bozzo, a raccontare Vittorio Magnelli sono i suoi amici di sempre, quelli con i quali giocava da ragazzo proprio al circolo del tennis della Villa Vecchia di cui era Presidente il prof. Cesare Quintieri: Pino Abate, Francesco Kostner e tanti altri. Quel circolo era frequentatissimo dai figli del prof.Quintieri, dal compianto Maurizio e da Beniamino Quintieri, attualmente Presidente del Credito Sportivo e che è venuto appositamente da Roma per non far mancare la sua presenza al tributo promosso a Palazzo dei Bruzi in onore di Vittorio Magnelli. Tra il racconto del docufilm e le testimonianze in presenza, il ritratto che vien fuori di Vittorio Magnelli è quello non solo di un grande tennista, il più forte espresso dalla Calabria, ma anche di un ottimo allenatore. I successi della nazionale italiana femminile portano, infatti, anche la sua firma. Da non dimenticare che Magnelli ha seguito sia Roberta Vinci che Flavia Pennetta e per un anno anche Francesca Schiavone. Chi sfoglia al rallentatore l'album dei ricordi non può fare a meno di richiamare alla memoria il suo passato di tennista di prima categoria ai tempi di Panatta, Barazzutti e Bertolucci, quando l'Italia vinse la Coppa Davis in Cile, era il '76. Partecipò anche ad un'edizione degli internazionali di Francia al Roland Garros e quando cominciò ad allenare tirò su i talenti di Vincenzo Santopadre (oggi allenatore di Matteo Berrettini) e Stefano Pescosolido. Poi ci fu la chiamata di Adriano Panatta, coach della prima squadra italiana di tennis, che lo reclutò per fargli seguire i ragazzi e tra questi venne fuori Andrea Gaudenzi. Se non avesse avuto la testa sulle spalle e se non fosse rimasto quello di sempre, Vittorio Magnelli avrebbe subìto il fascino dei suoi successi e degli ambienti del tennis che conta. E invece, eccolo ancora nella sua Cosenza a godersi il bagno di folla che gli hanno riservato i suoi amici, nessuno dei quali intende sottrarsi alla foto ricordo. Lo rispettano e lo idolatrano come una volta, anche se la sua chioma bianca rivela lo scorrere del tempo. Di acqua ne è passata sotto i ponti, ma Vittorio ha – come non ha mancato di dire Mimmo Frammartino - sempre l'umiltà dalla sua parte che è poi anche la chiave del suo successo. Una persona modesta, autentica e perbene, che ha dedicato una vita al tennis- aggiunge Joe Lappano, Consigliere federale e Presidente del Comitato regionale della FIT. Gli aneddoti, alcuni dei quali inediti, li sciorinano Pino Abate, componente della commissione alta formazione della Federazione Italiana Tennis, e il giornalista Francesco Kostner che con Vittorio Magnelli hanno condiviso la passione per il tennis ma anche una lunghissima e sincera amicizia. Abate racconta di quando Vittorio accettava di giocare con i ragazzi tennisticamente meno dotati che frequentavano il circolo della Villa Vecchia, a patto di dar loro un vantaggio di qualche gioco, facendoli, insomma, partire da più 30. Per Francesco Kostner quella odierna “è una giornata memorabile per la città e per il tennis. La nostra generazione ha goduto di un grande privilegio perché si è abbeverata ad una grande fonte, una scuola di vita, oltre che di sport”. Il riferimento è al circolo del tennis fondato dal Prof.Cesare Quintieri”. Kostner, insieme a Mimmo Frammartino e al Presidente del Credito Sportivo, Beniamino Quintieri, nutre il serio proposito – e nel corso della cerimonia il discorso è caduto più volte sull'argomento - di veder rinascere il circolo e il suo campo da tennis alla Villa vecchia, “un pezzo fondamentale della nostra città”. Dopo gli aneddoti raccontati anche da Beniamino Quintieri per ricordare le doti eccezionali del giocatore Vittorio Magnelli, il tennista cosentino si dice orgoglioso e felice di ricevere dalla sua città questo meritato riconoscimento alla carriera rispondendo presente all'appello lanciato per far rinascere il circolo dove tirò i primi colpi di racchetta. Una Maxima in legno che aveva ricevuto in regalo dal prof.Cesare Quintieri.