
Marco Mencarelli è una delle figure più importanti della pallavolo italiana degli ultimi trent’anni. Allenatore e docente tra i più preparati al mondo, ha conquistato la medaglia d’oro ai Mondiali del 2002 con la nazionale femminile (in quell’occasione era il vice di Marco Bonitta). Nel corso del tempo, il tecnico nato ad Orvieto, ma ormai da tempo residente ad Urbino, ha fatto incetta di titoli e medaglie con le nazionali giovanili femminili e da qualche anno è ricopre il ruolo di direttore tecnico delle nazionali giovanili femminili di pallavolo. In questi giorni ha trascorso qualche momento di relax in Calabria al mare e abbiamo avuto di scambiare quattro chiacchiere con lui, a partire dalla nuova memorabile impresa delle azzurre di Julio Velasco, capaci da campionesse olimpiche in carica di vincere il Mondiale 23 anni dopo battendo in finale la Turchia.
“Le ragazze sono state meravigliose e con loro Julio (Velasco ndc) e tutto lo staff. E’ il risultato che corona un lavoro portato avanti negli anni con un progetto sul quale si è lavorato tanto. Un plauso a tutti coloro che hanno contribuito al raggiungimento di questo obiettivo e alla Federazione che ci ha messo nelle condizioni di poter lavorare al meglio. Una delle caratteristiche che ha fatto la differenza è stato l’aspetto mentale, oltre a quello ovviamente tecnico. In questo momento, rispetto al passato, sta venendo fuori in maniera dirompente tutta la competitività di queste ragazze grazie al lavoro di Velasco e del suo staff. Il mio è un sentimento di gratitudine nei confronti di questi straordinari coach e di questo straordinario coach. Un senso di gratitudine profonda anche nei confronti della federazione perché ha creduto in questi progetti, perché questi progetti sono frutto di un qualcosa che si sviluppa nel tempo, sono progetti pluriennali. E oggi parlare di pluriennalità nella programmazione sportiva è diventato quasi un’utopia”.
Un lungo percorso di crescita - “Non c’è stata una data di partenza, c’è stato un processo che perdura nel tempo, dei piccoli cambiamenti da un anno all’altro sia nella gestione di Mazzanti, sia in quella attuale di Velasco. Ci sono piccole differenze tra la nazionale che ha fatto le Olimpiadi e quella che ha fatto il Mondiale. Questi cambiamenti hanno accompagnato un po’ il percorso e diciamo che un forte cambiamento credo che si sia verificato nel passaggio già avviato da Marco Bonitta. Fu lui che fece partire titolari Orro e Egonu come diagonale, credette molto in queste due ragazze e poi Mazzanti ha fatto altri cambiamenti nel suo percorso iniziale soprattutto. Però si aveva sempre la sensazione che quelle nazionali non avessero poi un’identità soprattutto nei momenti decisivi delle gare importanti nel senso che c’era questa sensazione qui che probabilmente viene fuori con un mix di maturazione delle ragazze, abitudine delle ragazze che nel frattempo sono diventate protagoniste anche nei rispettivi club a competere per i massimi risultati. Un mix che ovviamente Julio ha saputo tirar fuori dal cilindro e mettere assieme con una congruenza straordinariamente efficace. Alla fine il risultato finale è quello che vediamo: una squadra granitica anche da un punto di vista mentale e non solo da un punto di vista tecnico-tattico. Quello che mancava un po’ a questa nazionale era il dubbio che tutto sembrasse così facile. Vedendo i giornali e i social stava avanzando il pensiero che gli altri fossero un po’ reverenziali nei nostri confronti o comunque fosse più demerito degli altri che merito nostro nella supremazia mostrata. La cosa che mi ha fatto veramente piacere è l’equilibrio delle ultime due partite con due squadre avversarie che hanno provato a fare di tutto per metterci in difficoltà e ci sono riuscite entrambe. Ma anche nelle difficoltà qualche risorsa l’abbiamo trovata e l’abbiamo trovata noi. Questo è il segnale più importante nel senso che quando tutto sembrava così tanto facile e sembrava più demerito degli altri, ma ovviamente vincere quelle due partite è stato merito delle nostre ragazze e su questo penso che non si possa mettere in discussione niente”
Il successo dell’Under 21 – Qui il discorso è collegato strategicamente con Velasco già in fase di programmazione delle attività delle due squadre seniores A e B. L’Under 21 ha lavorato di concerto con l’attività seniores per un ragionamento estremamente pratico: all’interno di questo gruppo che è in fase conclusiva di attività giovanile ci dovrebbero essere dei ricambi in chiave 2027 e 2028 per quelle due stagioni agonistiche che sono quelle di chiusura del mandato di Velasco, ma soprattutto sono quelle del prossimo Mondiale e della prossima Olimpiade. Se ci sono una, due, tre giocatrici che potrebbero entrare nel gruppo anche allargato della nazionale seniores e dare un contributo in termini di preparazione dei prossimi due grandi eventi, sicuramente è in quella fascia d’età. Ma il significato importante che ha il mondiale U21 è che un gruppo che ha lavorato anche con le strategie che utilizziamo nella seniores è un gruppo che ha consolidato un livello di competitività che ai principali competitors continentali ha lasciato veramente un segno importante perché l’anno scorso durante il campionato europeo al di là del fatto che abbiamo perso la finale contro una Turchia decisamente competitiva e forte, quest’anno abbiamo aperto una forbice che sembra incolmabile rispetto ai competitors. L’anno scorso la Turchia e la Polonia, mentre quest’anno queste due nazionali le abbiamo surclassate in maniera netta e decisa e il fatto di dare importanza ad una formazione agonistica dell’atleta con molte che hanno giocato nei loro club di riferimento, ciò ha creato un divario, un salto di qualità veramente importante”.
Gli obiettivi futuri – Le pianificazioni per i prossimi anni sono definite. Quello che sicuramente dobbiamo fare è adattare tutto il sistema giovanile al cambiamento degli anni d’età nei vari campionati. Questa è una delle priorità in cui mi cimenterò attraverso strategie operative con i miei collaboratori e con la federazione. Questo sarà un elemento fondante, la programmazione delle nazionali giovanili è già fatta e si tratterà di portare avanti la ricerca del talento con le strategie attuate fin ad oggi e che hanno dato risultati molto confacenti. Quello che andrà fatto passo dopo passo sarà un adattamento costante delle metodologie più innovative dal punto di vista proprio dell’allenamento perché ovviamente nel momento in cui si è al centro dell’attenzione significa stimolare molto gli altri a batterci. Gli altri saranno molto più operativi per essere competitivi contro di noi e dobbiamo fare operazioni di prevenzione migliorando e cercando delle soluzioni che ci consentano di non interrompere questo percorso di crescita.
Il Club Italia – Abbiamo deciso di dare una spinta a quel gruppo di ragazze che ha degli indici di prospettiva molto importanti e di dare un’accelerazione. Come fu fatto a suo tempo e ne hanno giovato Danesi, Orro, Egonu e diverse altre atlete. Adesso sotto la direzione tecnica mia e di Velasco soprattutto, c’è questo input ad accelerare il percorso di crescita di questo gruppo in cui intravediamo diverse ragazze in grado di dare un ulteriore input di crescita alla nostra nazionale seniores e di conseguenza ovviamente il tentativo di farlo con un campionato di Serie A2 è veramente un obiettivo molto importante, ma perseguibile.
Le problematiche al Sud – Ci sono due fattori che secondo me devono essere migliorati. Intanto tra le attività che si svolgono nelle regioni centro-meridionali rispetto alle scuole e ai settori giovanili importanti c’è un gap di volume settimanale d’allenamento pro-capite. Intanto bisognerebbe ipotizzare di centri di riferimento, centri di sviluppo, centri di qualificazione, società giovanili che si prendano in carico la formazione e che lo facciano con dei volumi d’allenamento importanti e che si diano un’organizzazione che comporta tecnici qualificati, tutela sanitaria e nutrizionale, preparazione fisica finalizzata, comporta foresteria, organizzazione e collegamento con le scuole. Tutti aspetti che i quattro-cinque settori giovanili importanti fanno bene. Poi c’è un secondo elemento sul quale la Federazione sta lavorando, vale a dire quello di contenere il deflusso di atlete dal Sud verso i settori giovanili importanti e molto spesso tutto ciò succede in età molto giovane. Il progetti Club Italia del Sud e del Centro nascono proprio per alimentare il numero di giocatori che possa completare i roster delle squadre di A2, B1 e B2 del Centro-Sud in modo tale che nei rispettivi contesti questi campionati diventino competitivi e magari qualcuna di queste società qui può approfondire e sviluppare la formazione giovanile. Credo che è un obiettivo perseguibile, ci vorrà del tempo ma ogni piccola goccia che noi riusciamo a mettere in questo marasma che contraddistingue l’eterogeneità della nostra pallavolo ha una sua funzione. L’importante è continuare a creare la cultura della formazione giovanile perché con questo presupposto qui prima o poi la voglia di creare un progetto importante che possa rendere competitivi società e sodalizi del Sud anche nelle finali nazionali giovanili potrebbe essere il viatico per far partire delle progettualità importanti. Ovviamente c’è anche il tema legato all’impiantistica sportiva da tener conto per migliorare e sviluppare la formazione giovanile.
La Tonno Callipo – L’auspicio è che la Tonno Callipo possa lavorare in questa direzione e faccio un grosso in bocca al lupo a questa società, a questo progetto, a questo tentativo nella speranza che possa diventare un polo di riferimento per una delle regioni del Sud.
La pallavolo calabrese – E’ una regione che deve fare un salto di qualità dal punto di vista tecnico, degli allenatori. Un primo elemento molto importante che potrebbe lanciare forte la regione è quello di reclutare, stimolare identificare figure tecniche giovani che facciano un investimento importante su questo ruolo e su questa carriera professionale. Oggi la legge sullo Sport dà delle garanzie molto più importanti per intraprendere questo lavoro anche con un grosso impiego di tempo e quindi in maniera professionale. Ovviamente i presupposti devono essere un forte desiderio di formazione e l’autoesigenza e l’autodeterminazione perché l’ambiente sportivo è un ambiente dove emerge chi si auto determina.
Qualche giorno di relax in Calabria – Io e mia moglie siamo amanti del mare e la Calabria è una delle nostre mete. Noi abbiamo un certo quantitativo di regioni che ci garantisce qualcosa di fantastico e io sono un italiofilo di natura e l’Italia va bene se devo andare al mare. L’estero diventa importante se deve visitare una determinata meta, o cultura. La Calabria è una forte protagonista delle mie preferenze e ci torno spesso molto volentieri.
Le prossime tappe in Calabria – Stiamo pianificando la sequenza degli stage del Club Italia del Sud e la Calabria dovrebbe essere la prima. Ci vedremo presto a breve nella vostra bellissima terra.
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