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Sulle orme di Santiago
Educational calabrese

Sono mille i calabresi che ogni anno  arrivano in Portogallo riscoprendo l’antica via del pellegrinaggio, le rotte della fede che ai cercatori del senso della vita danno risposta. L’esercizio è lo stesso da secoli: andare e  tornare. Vale per i laici, vale per i sacerdoti. Fermarsi, conoscere, attingere a sorgenti che rigenerano. In viaggio da Lamezia Terme destinazione: Porto, Santiago de Compostela, Fatima e Lisbona. In gergo si chiama “educational” per l’Opera calabrese pellegrinaggi a cui hanno aderito le diocesi calabresi e gli agenti di viaggio. Il 2017, anno che segnerà il centenario delle apparizioni di Fatima si avvicina, è necessario programmare in anticipo il flusso di pellegrini.    Le mete in terre orgogliose della propria storia sono obbligate, intrise di passato, presente, suggestione e riti. Spagna e Portogallo unite dall’A3, l’autostrada che  collega il nord  e permette di attraversare il confine tra i due Paesi. Santiago de Compostela, città spagnola capoluogo della regione autonoma della Galizia, è stata nel 2000 capitale della cultura. I ritmi di vita scanditi dal sole che qui sorge, in inverno, dopo le nove del mattino. Per i bambini e i ragazzi la campanella delle lezioni suona alle 10. I vicoli della città vecchia profumano di mandorle tostate, giovani donne offrono ai pellegrini i dolci al loro passaggio. Pioggia, vento  ed umidità sferzano le mura. Impossibile camminare senza impermeabile ed ombrelli. I portici a costeggiare le strade e proteggere gli incauti visitatori. La cattedrale, interessata da lavori di restauro è il punto d’arrivo di chi compie il cammino, lungo circa 900 chilometri, rigorosamente  a piedi. Il percorso dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco nel 1985. Qui si arriva da tutto il mondo portando il bastone, la bisaccia e la conchiglia, simboli del cammino. Le scarpe infangate ed il sacco a pelo, vidimare il documento che certifica il pellegrinaggio. Nella cattedrale sono custodite le spoglie     di San Giacomo, Giacomo il maggiore, apostolo di Gesù. Le conchiglie intagliate sui marciapiedi e i segnali stradali in blu e giallo indicano la strada al pellegrino che sosta negli ostelli, scopre la sinfonia della lentezza e – dicono-  dl silenzio che fa percepire la voce di Dio. Da Santiago, il viaggio al contrario 400 chilometri  macinati sull’A3 al confine tra Spagna  Portogallo e poi sull’A1 , la prima autostrada portoghese che collega Braga a Porto, il tempo di visitare il Santuario del Bom Jusus di Monte in cima ad una monumentale scalinata barocca di granito grigio e pietra bianca . Il Santuario più antico del Portogallo sovrasta la città di Braga. L’ ultimo tratto di asfalto grigio, quando il giorno volge alla sera e le lancette dell’orologio devono essere spostate indietro di un’ora, conduce a  Fatima. Non c’è bisogno della guida, la cappellina delle apparizioni  sembra chiamare religiosi e laici che si ritrovano attorno a quella che fu la “Cova di Iria” dove i tre pastorelli ebbero il 13 maggio del 1917 le apparizioni della Vergine. Oggi il leccio, l’albero  delle apparizioni, non c’è più. Negli anni, come preziosa reliquia, poco alla volta, è stato portato via dai pellegrini. La Statua segna il punto esatto in cui la Madonna parlò ai bambini e affidò loro i segreti. Il punto esatto dove il 13 ottobre del 1917 avvenne il miracolo del sole, la campagna, nel tempo ha ceduto il posto alla spianata del Santuario capace di ospitare 700mila persone. Piove su Fatima, i negozi sono per lo più chiusi, così come gli alberghi, resta la cappella (aperta giorno e notte) per chi ha bisogno di preghiere, c’è sempre qualcuno, in ginocchio con il rosario in mano. “La madre- dicono i sacerdoti- lascia sempre la porta aperta per accogliere e riscaldare il cuore dei figli”. All’ingresso della zona sacra balza agli occhi il Monumento al muro di Berlino. Si tratta proprio di un pezzo del muro che divise la città tedesca,  quasi sei tonnellate , arrivato a  Fatima come dono da parte di un portoghese emigrato in Germania. La storia di Fatima è in divenire lo si scopre visitando il museo che conserva la corona d’oro con all’interno incastonato il proiettile calibro 9 che il 13 maggio 1981 colpì Giovanni Paolo II. Il Papa  miracolosamente sfuggito all’attentato si recò a Fatima per ringraziare ed incontrò suor Lucia. Giovanni Paolo II  il 25 marzo 1984 consacrò la Russia al  Cuore Immacolato di Maria , come espressamente chiesto dalla Vergine ai veggenti. Crocevia della storia del mondo è Fatima, ma, Lucia, Giacinta e Francesco, abitavano in una frazione:   Aljustrel. Tre chilometri dove si trovano ancora le loro case, acquistate e ristrutturate dal Santuario, dove è possibile incontrare i parenti dei tre pastorelli, i Marto e i Dos Santos. Solo una strada divide le abitazioni di Lucia e di una sua nipote, Maria. 12 anni i differenza. Oggi Maria di anni ne ha 94, il rosario in mano,  parla portoghese ma comprende l’italiano e la curiosità di estranei che le affidano preghiere. Gli occhi azzurri la  serenità di chi ha imparato a vivere. Chissà se Maria, come tanti portoghesi ha percorso in ginocchio il sentiero lastricato di pietre bianche che porta alla cappellina. Le ginocchiere e i bimbi in braccio per dire grazie alla Madonna per l’accoglimento di una richiesta. Il rapporto è diretto, nulla è virtuale. Le lettere dei pellegrini si consegnano direttamente ai vigilantes per essere poste ai piedi della statua della Vergine. Racconteranno tutto questo ai fedeli i sacerdoti delle diocesi calabresi  tra cui Don Carmine De Franco della diocesi di Cassano allo Ionio, coordinatore regionale  dell’ufficio diocesano pellegrinaggi per questo viaggio voluto da mons. Pancrazio Limina , presidente dell’opera calabrese pellegrinaggi. “Il pellegrinaggio inizia- ha detto Don Franco Maio- responsabile dell’ufficio pellegrinaggi della diocesi di Cosenza- quando si torna a casa.” Resta un problema da risolvere ed è quello atavico della Calabria: i collegamenti. “ Non ci sono voli diretti da Lamezia a Lisbona o Porto” conferma  Antonio Viscomi , della Lakinion travel. “Stiamo lavorando” –conclude- “per trovare soluzioni” La conferma arriva anche da mons. Limina.  L’ultima tappa prima del rientro in Italia è Lisbona, città del fado, dei tram turistici, della torre di Belem, ma per i cristiani il punto di riferimento è la chiesa di Sant’Antonio da Lisbona (guai qui a chiamarlo S. Antonio da Padova) costruita sulla casa natale del Santo. La tradizione popolare, non solo in Portogallo, ma anche in Sud America, vede donne giovani o anziane in coda dinanzi alla statua con dei biglietti in mano per chiedere un buon matrimonio per se’ stesse o per le figlie. La festa di giugno tra gli eventi segnalati dalle guide turistiche. Resta il tempo per ammirare la cattedrale ed il ponte 25 aprile. Il fiume Tago e l’oceano Atlantico, sprazzi di luce che il viaggio religioso non farà dimenticare.

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