Un momento storico per Crosia e per tutta la comunità traentina. Così il sindaco Antonio Russo ha battezzato il primo monumento alla memoria dei martiri di tutte le guerre e delle persecuzioni razziali e politiche, inaugurato lo scorso sabato 23 febbraio 2019 nel centro storico. La stele si erge nel largo Gennaro Oriolo e rappresenta un gladio infilzato nella terra, dal quale fuoriesce un’aquila simbolo dell’anima che si libra verso il cielo. La cerimonia, apertasi con il celebre passo di corsa della fanfara del primo reggimento bersaglieri di Cosenza diretta dal sergente maggiore Francesco Malandrino, è stata presieduta dal Primo cittadino e hanno partecipato le più alte autorità civili e militari del territorio. Tra i presenti il capitano della compagnia dei carabinieri di Rossano, Carlo Alberto Sganzerla, il commissario di pubblica sicurezza di Rossano, Giuseppe Massaro, il capitano della compagnia della guardia di finanza di Rossano, Federico Ponzio, ed il comandante della Capitaneria di porto di Corigliano, Pietro Di Giovanni. Ad onorare la solenne cerimonia anche le rappresentanze delle associazioni sociali, delle forze dell’ordine e dei reduci di guerra, nonché le delegazioni dell’istituto delle guardie d’onore alle reali tombe del Pantheon e dell’Unpli-Cosenza. Suggestivo, inoltre, il picchetto d’onore dei carabinieri in alta uniforme. «È sicuramente una tappa storica per Crosia – ha detto il sindaco Antonio Russo – perché da oggi la comunità traentina potrà dare onore a tutti i martiri della Patria e a coloro che si sono battuti per difendere la democrazia nel nostro Paese. La nostra cittadina, infatti, non ha mai avuto un’ara commemorativa attorno alla quale riunirsi e celebrare i propri caduti. Il luogo non è stato scelto a caso, perché l’opera, avendo un linguaggio tradizionale ma molto contemporaneo, rappresenta così il passaggio tra la memoria ed il futuro». «Questo monumento – ha ribadito, poi, l’artista Pino Savoia – è stato realizzato con un’idea che è quella di mantenere sempre viva la memoria dei martiri. C’è una spada d’acciaio che si infilza nella terra e dalla quale fuoriesce un’aquila di bronzo che incarna l’anima maestosa di chi morendo si è sacrificato per la propria Patria e, quindi, per la nostra Libertà». «Ma – ha spiegato ancora l’artista – è anche un’opera in continuo divenire. Sulla scultura, infatti, è applicata una lastra di ferro antico, arrugginito che a contatto con la pioggia farà scivolare lungo la lama lucente un filo d’acqua rosso che rievocherà il colore del sangue ed il sacrificio di chi si è battuto per la pace e la democrazia». L’opera è venuta alla luce dopo due anni di lavoro che hanno visto all’opera, insieme all’artista, anche i carpentieri delle officine meccaniche Off.In.Met. di Domenico Cofone ed il grafico Gianluca Chiarello. Tutte le componenti sono state forgiate e assemblate a mano, senza il supporto di strumentazione meccanica. Una procedura lunghissima che non solo rende unica la scultura ma le conferisce anche un valore inestimabile.