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Scoppia la protesta dei pescatori, bloccata la statale a Corigliano

Da Schiavonea a Corigliano passando per Cariati: scoppia la protesta dei pescatori in provincia di Cosenza. La marineria cariatese e quella della fascia ionica sono in stato di agitazione per via di una profonda crisi produttiva. Ad alimentare la protesta alcune leggi dell’Unione Europea che penalizzerebbero il tipo di pesca messo in pratica da queste maestranze. Un numero significativo di pescatori ha infatti optato per altri mestieri o, addirittura, ha deciso di emigrare.

Peppe Paturzi, un giovane armatore di Cariati, dichiara: “Ci sono leggi che interessano la pesca che la Comunità Europea le ha calate dall’alto, senza tenere conto delle realtà nazionali e locali in particolare. Stato italiano, però - osserva Paturzi - attraverso il Ministro della Pesca, ha la possibilità di rivederle. Queste leggi sulla pesca - afferma il giovane armatore - hanno delle sanzioni terribili per chi non li osserva, nei minimi particolari”.  “Per un pesce che si pesca, inferiore alla misura consentita, ci sono multe che arrivano a 20/30 mila euro, che non sono nemmeno rapportati al valore del peschereccio, oltre alla decurtazione di punti sia sulle licenze che sul comandante"

Intanto per ben tre ore consecutive i pescatori di Schiavonea hanno occupato una corsia della strada statale 106, nel tratto di contrada Torricella nel territorio di Corigliano. Anche in questo caso è la legge 154 del 2016, ad allarmare le maestranze locali: ”Sta uccidendo la marineria di Schiavonea”. Al fianco dei pescatori coriglianesi, ieri pomeriggio,  a protestare c’erano anche i pescatori di Cariati, di Cirò, di Crotone e rappresentanti delle marineria della Puglia. Una protesta che vede uniti intorno alla stessa causa i pescatori del sud.

Ignazio Gentile, in rappresentanza dei pescatori di Schiavonea, e Giuseppe Paturci per i pescatori di Cariatiper i pescatori di Cariati, dichiarano: “ Ci sentiamo come dei criminali, perché così veniamo trattati”.  Molte le imposizioni legislative che attanagliano le flotte pescherecce. “ Da circa dieci siamo  obbligati a dotarci del Blue Box. Uno strumento satellitare installato sui pescherecci e la cui manutenzione ci costa mille e cinquecento euro all’anno, tra le spese di manutenzione ed il pagamento del distributore di rete”. La mancata osservanza porta dritto a sanzioni pecuniarie salatissime e la penalizzazione, in termini di riduzione punti, nella misura di tre su un totale di quattro con il rischio di ritiro della licenza. Le sanzioni vengono comminate sia al capitano dell’imbarcazione che all’armatore, figure spesso distinte.

Così come è obbligatoria la chiamata alla capitaneria di porto quando si va e si ritorna dalle battute di pesca, pena multe da duemila e duecento euro. ” Inoltre - spiegano ancora Gentile e Paturci - entro il prossimo anno potrebbero diventare obbligatorie anche le telecamere a bordo, in barba alla privacy e che ci farà sentire come dei carcerati”. Insomma senza una inversione di marcia il settore potrebbe scomparire. Nessuna tutela dalla regione  e dal governo che comunque permette la vendita di pesce di provenienza estera . “ Il fermo biologico è durato trenta giorni, ma il pesce in commercio non è mancato” . Anche i fondi comunitari non vengono investiti direttamente per incentivare e supportare la pesca. Spiega Paturci ” Il FEAMP è il fondo per la politica marittima e della pesca dell'UE  che sostiene i pescatori nella transizione verso una pesca sostenibile e, tra l’altro, agevola l’accesso ai finanziamenti. Ma da noi vengono investi per Bed and Brekfast”.

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