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Estorsioni a Trebisacce, a chi non pagava pensava "zio Peppe" - Nomi e foto

Smantellato dai carabinieri un presunto clan (all’interno del quale sarebbe stato arruolato anche un minorenne) dedito all'estorsione, furti, danneggiamenti e spaccio di droga. A finire in manette, ieri mattina, Giuseppe Lo Fiego, alias “zio Peppe” 65 anni e Federico Salmena 64enne, il primo residente a Trebisacce ed il secondo a Cassano.

Entrambi erano stati arrestati già nel 2012 per ordine della Dda di Catanzaro con l'accusa di aver progettato di far saltare in aria la caserma dei carabinieri di Trebisacce. Era il 23 dicembre del 2012, quasi alla vigilia di Natale, quando “zio Peppe” ed il suo “socio” finirono in manette perché volevano piazzare una bomba sotto le auto del maresciallo dei carabinieri e del sindaco di Trebisacce.

Da un’intercettazione gli inquirenti avevano ascoltato Lo Fiego e Salmena esprimere un certo disappunto per l'eccessivo zelo dell'Arma dopo i danneggiamenti che alcuni imprenditori e commercianti avevano subito. In quell’occasione Lo Fiego disse al suo interlocutore: «Hai capito? A Trebisacce stanno girando tutti i carabinieri… bar… cose… in borghese, e tutto… a chiedere se sono andati a cercare soldi… se qualcuno deve pagare… che noi lasciamo una persona fissa… ha detto noi lasciamo una persona fissa… come arrivano… voi non dovete pagare».

Il gruppo voleva distinguersi nella zona di Leonardo Portoraro, ritenuto esponente di spicco della ’ndrangheta nell'Alto Ionio cosentino ma poi trucidato in pieno giorno dinanzi al suo bar al Lido di Villapiana. Tornando all’operazione di ieri oltre a Lo Fiego e Salmena è finito nei guai anche Luciano Petta, 35 anni, sottoposto ai domiciliari, e una donna di 70 anni alla quale è stata notificata la misura cautelare della presentazione alla polizia giudiziaria.

Ai quattro si aggiunge anche un ragazzo di 17 anni che è stato affidato ad una comunità di recupero. Agghiaccianti le registrazioni ed i filmati delle forze dell'ordine prodotte durante le indagini e le intercettazioni, con il minorenne che addirittura nei suoi colloqui con i malcapitati parlava già da boss navigato: «Io ho amici che hanno i mitra e vi faccio a pezzettini. A Trebisacce comandano loro», diceva facendo chiaro riferimento a “zio Peppe” Lo Fiego.

Questo lo scenario dell'operazione, denominata “Fiamme del Tavoliere” scattata alle prime luci dell’alba di ieri nei due centri dell'Alto Jonio cosentino. Verso le 5,40 è scattato il blitz. Ad operare i militari della Compagnia Carabinieri di Corigliano guidati dal capitano Cesare Calascibetta, gli uomini della locale Benemerita agli ordini del comandante Natale Labianca supportati da personale della Cio del 14.mo Battaglione Calabria e da unità cinofila dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria.

Sono stati loro ad eseguire le ordinanze applicative di misure cautelari, emesse dai Gip presso il Tribunale di Castrovillari e del Tribunale per i Minorenni di Catanzaro. I cinque indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di estorsione, tentata estorsione, lesioni personali, furto in appartamento, danneggiamento seguito da incendio,incendio, resistenza a pubblico ufficiale e spaccio di sostanze stupefacenti.

Le misure scaturiscono da una complessa attività di polizia giudiziaria condotta, anche mediante intercettazioni telefoniche ed ambientali, dai militari della Stazione Carabinieri di Trebisacce, che ha avuto origine lo scorso dicembre a seguito di una denuncia da parte di un commerciante locale. Le indagini dei militari hanno permesso di constatare una serie di condotte estorsive ed incendiarie pianificate dall’ideatore del gruppo, Giuseppe Lo Fiego.

Nell’ambito degli approfondimenti investigativi è emerso che “zio Peppe”, pretendeva di imporsi quale “protettore” di diversi commercianti trebisaccesi. In particolare in una circostanza si rivolgeva ad una delle vittime affermando che «se qualcuno si presenta a chiederti qualcosa, digli che questa è zona di “zio Peppe”» o ancora chiedendo espressamente «un gesto di beneficienza per i carcerati».

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