Alla manifestazione dei sindaci di stamattina davanti al pronto soccorso dell’Annunziata di Cosenza è seguita nel pomeriggio quella della società civile. Alle 16, si sono ritrovati in piazza Cappello, a poche decine di metri dall’ingresso del pronto soccorso, decine e decine di persone. La manifestazione, organizzata dai Collettivi femminili, dai sindacalisti di base e da altri attivisti dei diritti sociali ha raccolto molti consensi. «Quello che sta accadendo è disumano e non possiamo più stare a guardare. Dobbiamo difendere il diritto a essere curati. Si muore nelle ambulanze e si muore da soli, ma non solo di Covid. Ci sono persone che, a Cosenza, stanno morendo a casa e non di Covid», ha detto uno dei manifestanti.
In tanti hanno manifestato a Cosenza «armati» di tamburi, campanacci, coperchi e mestoli e, disposti in corteo, hanno raggiunto l’ingresso del Pronto soccorso dell’ospedale dell’Annunziata, per abbracciare idealmente gli operatori sanitari e i pazienti dell’ospedale. "Tutti sono responsabili di questa mala sanità. Siamo qui per dire basta - ha detto un cittadino nel prendere la parola - e per chiedere una soluzione immediata». Il sit-in è stato organizzato a piazza Cappello, nei pressi dell’ospedale dell’Annunziata per chiedere di «smettere di dare in mano ai privati la gestione della sanità pubblica, riaprire gli ospedali che sono stati chiusi e sbloccare il turn over assumendo medici e infermieri». Striscioni e cori contro il commissariamento della sanità, una voce unica per dire al ministro della Salute Roberto Speranza di scendere in Calabria e in particolare a Cosenza «per ascoltare le nostre richieste e rendersi conto di quello che accade quotidianamente nei nostri ospedali». Intanto, prosegue l'occupazione della sede dell’Azienda sanitaria provinciale da parte di una decina di componenti del comitato «Cittadini e cittadine calabresi per la sanità pubblica».
Foto Franco Arena
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