Oltre 500 persone ieri sera a Villapiana hanno preso parte al primo appuntamento in piazza per ribadire la contrarietà popolare alla realizzazione dell’ecodistretto. Il sindaco “preoccupato” per l’importante partecipazione dei villapianesi, in tarda serata, ha diramato sui social l’ennesimo comunicato con cui, da una parte, ammorbidisce i toni spavaldi dei giorni scorsi contro cittadini e associazioni ambientaliste non meglio definite e, dall’altra, rilancia l’opportunità di costruire l’ecodistretto aprendo al confronto con la comunità. Ad ogni modo, il prossimo appuntamento cittadino, quello dinanzi al consiglio comunale del 20 luglio, servirà a ribadire la radicale contrarietà della comunità villapianese alla costruzione di questo inutile megaimpianto. "Ieri sera come in questi giorni, durante il lavoro di volantinaggio e controinformazione, in molti hanno chiesto notizie più dettagliate sul cosiddetto ecodistretto. Sarebbe compito di un’Amministrazione Comunale attenta al suo territorio e ai suoi cittadini curare questo aspetto. Tuttavia, cerchiamo di sopperire a questo deficit permanente", scrivono i rappresentati della Rete Raspa (Rete Autonoma Sibaritide e Pollino per l'Autotutela). "In molti pensano che il cosiddetto ecodistretto sia una specie di piccola isola ecologica della grandezza di un classico capannone industriale. Nulla di più falso! Le due aree prese in considerazione dallo studio di fattibilità della “Martini Associati” (la società alla quale la Regione Calabria ha affidato la parte tecnica e progettuale) sono rispettivamente di 50 mila metri quadrati e di 43 mila metri quadrati. Per una serie di ragionamenti "tecnici" le due aree, a parer dei tecnici, non risultano idonee per estensione e vincoli in essere. I tecnici, comunque, scartando la seconda area perché attraversata da incendio (quindi vincolata per legge), puntano sulla prima ma proponendo un consistente ampliamento perché insufficiente come estensione. Il layout proposto dai tecnici incaricati dalla Regione ne triplica l’estensione (vedi perimetro in arancione). Nel riquadro in alto a destra viene riportato in rosso il perimetro originario (quello proposto dal Comune di Villapiana) che appartiene alla zona TDU2 (Ambito per nuovi impianti produttivi e commerciali) mentre in giallo è indicato il perimetro aggiuntivo, corrispondente alla zona TAF3 (ambiti agricoli a valenza paesaggistica). Questo comporterà un necessario passaggio in consiglio comunale per modificare la destinazione d'uso. A questo punto basta semplicemente prendere come riferimento i capannoni di alcune note attività commerciali (segnate nei riquadri in giallo) per capirne la portata in termini di dimensioni e impatto". Ma Cosa verrà trattato in questo megaimpianto? "Anche in questo caso la relazione è abbastanza chiara. Ad ogni modo, basta leggere attentamente il Piano Regionale Generale dei Rifiuti - aggiungono da Rete Raspa - per capire cosa si dovrà trattare nell’ecodistretto: umido, indifferenziato, condizionamento dei fanghi, produzione di ammendante per l’agricoltura, Combustibile Solido Secondario (quello che serve per l’inceneritore di Gioa Tauro), produzione di gas metano da biodigestione anaerobica, ecc. Per capire l’impatto di un tale impianto, basta farsi una passeggiata e andare a visitare impianti analoghi già esistenti o leggersi le carte di quelli per i quali si ha già il progetto definitivo. Oltre all’inquinamento ambientale e alle importanti problematiche legate alla salute (anche e soprattutto di chi ci dovrà lavorare), dovrebbe bastare per dire no all’ecodistretto soltanto l’idea del lezzo nauseabondo che permanentemente invaderà l’area circostante e il vicinissimo centro abitato". La preoccupazione si basa anche su quanti rifiuti arriveranno a Villapiana: "In teoria tutti quelli della provincia di Cosenza fatta eccezione per quelli prodotti nell’area urbana del cosentino. Nei fatti - e vista l’emergenza permanente del settore rifiuti in Calabria - arriverà di tutto e da tutte le parti della Calabria. Saranno centinaia i camion che stazioneranno in fila davanti all’impianto per poter scaricare i rifiuti che poi verranno “momentaneamente” stoccati in apposite aree prima del trattamento per poi finire nella discarica di servizio. La quantità di rifiuti trattati sarà impressionante. Il Piano Regionale prevede per il nuovo ecodistretto una capacità a regime di trattamento complessivo di 146 mila tonnellate all’anno tra rur, rd bio e rd secco. Sono 400 tonnellate al giorno di rifiuti trattati. Se non dovesse andare in porto il nuovo ecodistretto di Bucita (Rossano) ci saranno altre 116 mila tonnellate all'anno, che potrebbero quota-parte essere dirottate su Villapiana. Sono meccanismi di gestione dei rifiuti già in atto (vedi impianti di Lamezia Terme, Alli, ecc.). Nessuna fantasia ecoterrorista delle solite associazioni ambientaliste. D’altronde un impianto (privato e più piccolo di quello ipotizzato a Villapiana) come quella rendese di Calabria Maceri arriva a trattare fino a 750 tonnellate al giorno di rifiuti. Infine, nessuno parla della discarica di servizio che dovrebbe essere annessa all’ecodistretto. Lo abbiamo detto e lo ripetiamo anche in questa occasione: per l’ecodistretto in questione - concludono i rappresentanti Raspa - il PRGR ne prevede una della capienza complessiva di 350.000 mc. Conoscendo la drammatica storia del ciclo dei rifiuti in Calabria, difficilmente reggerà, da un punto di vista logistico, l’idea di sdoppiare ecodistretto e discarica perché questa ipotesi implicherebbe lo scarico dei resti prodotti dall’impianto in qualche altra nuova discarica ancora non definita. Ricordiamo che oggi, visti i livelli bassissimi di raccolta differenziata e l’esistenza di impianti obsoleti (del tutto simili a quelli che si vogliono costruire), in discarica arriva il 90% dei rifiuti in ingresso negli impianti stessi".