Una trappola letale. Il rudimentale magazzino senza aerazione li ha soffocati. In quattro sono morti mentre altre persone sono state raggiunte dalle esalazioni letali del mosto. Si sono messi in salvo due parenti delle persone decedute, portando assieme a loro la 36enne, svenuta, che sarà poi dopo l’intervento decisivo dei sanitari dichiarata fuori pericolo. Il giorno dopo su San Miceli è calato un silenzio quasi spettrale. La gente è scossa. Nessuno si capacita dell’accaduto e ha più voglia di parlarne. Una pagina di dolore in una comunità unita e accomunata dalle passioni e dall’amore per la terra. Su questi terreni scoscesi ai confini con Fuscaldo si tramandano da padre e figlio le usanze. Si fa ancora il pane a casa, il maiale e il vino. È gente con competenze specifiche. È per questo che nessuno riesce ancora a capire il perché di questa tragedia. Quattro persone sono morte inghiottite in quel tino in cui avevano messo a fermentare il vino. Un’altra ha perso i sensi raggiunta dalle esalazioni del mosto che le aveva tolto l’aria e si è salvata poi in Ospedale grazie ai tempestivi soccorsi dei medici. A correre sul posto allarmati dalle grida alcune persone vicine. Hanno capito subito quanto stava accadendo. Hanno anche rischiato la vita per salvare la 36enne e tirarla fuori dal magazzino adibito a locale per la produzione di vino. Le esalazioni che li hanno raggiunti li hanno solo in parte storditi. A Paola sarà lutto cittadino, così come forse anche a Fuscaldo. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Calabria