Anche nella città dei bruzi si è tenuto lo sciopero generale dei sindacati di base contro le decisioni assunte dal Governo Draghi. Nonostante la pioggia, i manifestanti hanno tenuto un sit-in. «La Calabria avrebbe bisogno di una netta inversione di tendenza, ma dal Governo nessun segnale nonostante la nostra regione abbia i tassi di disoccupazione, povertà ed emigrazione fra i più alti d’Europa», affermano i manifestanti dell'Usb, della Cobas e del Fronte della Gioventù Comunista, «nonostante abbia un sistema sanitario devastato da decenni di malgoverno, nonostante le decine di migliaia di posti di lavoro a rischio con diverse vertenze aperte (Tirocinanti, Abramo, Terme Luigiane, portuali, solo per citarne alcune), nonostante condizioni di lavoro precarie e irregolari in settori importanti come turismo, agricoltura, sanità privata, enti locali. A Cosenza e nella sua provincia sono migliaia i lavoratori e le lavoratrici a nero, sottoinquadrati e sottopagati in appalti e subappalti, centinaia se non migliaia i lavoratori in vertenza (Abramo e San Bartolo solo per citarne alcune) mentre la stragrande maggioranza della popolazione si vede negato il diritto a una vita dignitosa a causa delle politiche portate avanti negli ultimi anni dalle consorterie politiche che si spartiscono la città e la regione. Inoltre non è stato garantito un rientro in piena sicurezza a docenti e studenti medi e universitari, i mezzi di trasporto sono sovraffollati come prima della pandemia e diverse scuole dell'area urbana presentano gravi carenze strutturali. Sia le aule scolastiche che quelle universitarie non possono garantire il rispetto delle norme anti-contagio e il risultato è un nuovo ricorso alla dad, al contrario dei proclami del ministero».