La terra delle “cattedrali” nel deserto. E delle incompiute. Grandi strutture costruite e mai utilizzate, oppure sottoutilizzate. Il Cosentino ne è ricco: insediamenti industriali, strade, dighe, ospedali, stazioni, e persino un carcere.
Cominciamo dalle dighe: quella del Votturino, nel cuore della Sila; quella del Re di Sole a San Giovanni in Fiore; quella sul fiume Trionto nella zona ionica; quella sul fiume Esaro, nella omonima valle. Progettate, messe in piedi spesso solo in parte e poi mai entrate in funzione. La storia della diga sull'Esaro sembra tirata fuori dai testi del teatro dell'assurdo tanto cari a Eugene Ionesco e Samuel Beckett e merita di essere raccontata, seppur in sintesi, perché fa ben comprendere come siano andate le cose nella terra in cui la realtà supera la fantasia. La terra dove tutto è possibile quando si tratta di sperperare denaro pubblico, tradire le speranze di sviluppo e ammodernamento, illudere quanti sperano in felici sbocchi occupazionali. Più volte abbiamo affrontato questi temi ma, visto il generale immobilismo e la quasi collettiva indifferenza, non si commette un errore riparlandone. Nel lontano 1979 venne approvato il progetto esecutivo della diga da parte della Cassa per il Mezzogiorno e nel 1983 fu dato il via ai lavori che si fermarono dieci anni dopo, nel 1993. Per quel primo appalto furono spesi circa 100 miliardi di vecchie lire. La questione della Diga dell’Alto Esaro a Cameli fu riaffrontata solo a marzo del 1999. Si scoprì così che i lavori erano fermi a causa di alcuni movimenti franosi, cui seguirono sondaggi idrogeologici finalizzati a valutarne la pericolosità. Il 27 ottobre 1999 venne firmato ufficialmente un protocollo d’intesa per l’ulteriore stanziamento di altri 140 miliardi di vecchie lire e il 7 marzo del 2002 venne finalmente pubblicato un nuovo bando di gara. Il 26 giugno dello stesso anno i lavori vennero assegnati ad una grande azienda di Milano che se li aggiudicò con un ribasso del 30,86%. Gli interventi, con inizio nel febbraio 2003, si sarebbero dovuti svolgere in 1.140 giorni naturali e consecutivi: consegna prevista per il 31 marzo 2006. Una data non rispettata. Da allora furono sbandierati nuovi progetti mai però attuati e dopo qualche tempo i lavori si fermarono e gli operai mandati in cassa integrazione. Nel frattempo, negli anni successivi, vennero spesi poco più di 3 milioni di euro per la messa in sicurezza del cantiere fermo da tempo. La cosa tragicomica è che i lavori non sono più stati riavviati e non si conosce che fine abbiano fatto i fondi rimasti. Cosa resta di questa grande e costosissima incompiuta? Diverse opere in calcestruzzo nella vallata della Diga tra Malvito e Sant’Agata d’Esaro; e un territorio ormai sventrato che non può essere assolutamente riconvertito.
Dalle dighe ai porti
Dall'acqua dolce mai irreggimentata al salmastro marino. Nel mare di una delle città turistiche più famose della regione, Diamante, si trova un informe disegno in cemento che taglia le acque cristalline del Tirreno. Si tratta del mai realizzato porto, fucina di polemiche politiche e di esborsi di denaro (pubblico). L'opera attende d'essere completata da decenni e certo non offre una bella immagine della comunità che aspira a concorrere al titolo di “capitale della cultura” della nazione con tanto di comitato promotore e benedizione – legittima – delle autorità politiche locali e regionali.
La strada mangiasoldi
Al museo dell'irrealizzato devono aggiungersi celeberrime strade come quella a scorrimento veloce Piano Lago – Medio Savuto – Coraci, definita “un’opera mangiamiliardi” (di lire), che da vent’anni giace incompleta. Regione e Provincia di Cosenza, si erano impegnate a riprendere il progetto e ad attivarsi per la riapertura dei cantieri e la ultimazione dei lavori già effettuati, collaudati e, soprattutto, pagati. Ma non se n’è fatto nulla.
Il carcere...dimenticato
Non è andata meglio con le carceri. Quando sentite dire che gli istituti penitenziari soffrono il sovraffollamento vi consigliamo di fare una passeggiata tra le campagne di Cropalati. Scoprirete così che c’è un penitenziario costruito, pagato e mai messo a norma. Muri perimetrali, garritte per la sorveglianza, sbarre e celle: l'istituto di reclusione non è mai stato aperto. I costi per lo Stato? Un pugno di centinaia di milioni di vecchie lire.
L’ospedale fantasma
A Scalea si cominciò a pensare alla costruzione di un ospedale nel 1966 per dar ospitalità ai tanti potenziali pazienti calabresi e campani. Anche in questo caso non s’è badato a spese: costo previsto venti miliardi di lire, poi ritualmente lievitato come da italica abitudine. Il plesso è stato tirato su, dotato di ogni comfort, modernamente attrezzato ma… non è mai diventato operativo. Sui sei piani realizzati, ve n’è allo stato occupato solo uno. Tutto il resto è un inno all’incuria e allo scempio..
La stazione senza treni
La stazione ferroviaria di Vagliolise. Il plesso, costruito con criteri architettonici d’avanguardia e dispendio di denaro pubblico, avrebbe dovuto rappresentare una piccola “stazione Termini” alle falde della Sila. L’idea era di dotare Cosenza e la sua provincia di un importante centro di snodo per le comunicazioni su linea ferrata. Di fatto, Vagliolise è rimasta un sogno nel cassetto. I collegamenti non sono mai stati adeguati e, con l'andar del tempo, si sono via via sempre più assottigliati. Oggi la stazione della città capoluogo è una cattedrale nel deserto. Gli esercizi commerciali che vi erano stati aperti sono ormai in gran parte inattivi e il numero dei passeggeri è sceso parallelamente all’abolizione delle corse dei treni.
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