L'ultimo latitante. «La ‘ndrangheta rappresenta una minaccia globale alla quale bisogna dare una risposta globale« ha affermato il vicecapo della Polizia, Vittorio Rizzi, tracciando il bilancio di fine anno del Dipartimento della Sicurezza. «Sono 11 i Paesi impegnati nel contrasto al fenomeno» ha aggiunto Rizzi «e solo quest’anno sono stati rintracciati 17 latitanti di 'ndrangheta in 7 Paesi». Risultati straordinari che hanno consentito allo Stato quasi di azzerare la presenza di mafiosi calabresi alla macchia in Italia e in giro per il mondo. C'è solo un killer rimasto ancora imprendibile e che potrebbe essere nascosto all'estero: si chiama Edgardo Greco, ha quasi 60 anni, è di Cosenza ed è ricercato dal lontano 2006, quando il gip distrettuale di Catanzaro, ne ordinò l'arresto per duplice omicidio. Greco è stato condannato con sentenza definitiva all'ergastolo a conclusione del maxiprocesso "Missing", istruito dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, che ricostruiva decine di fatti di sangue avvenuti nell'area settentrionale della Calabria tra il 1977 e il 1992. Edgardo Greco è ritenuto responsabile della uccisione, a colpi di spranga, dei fratelli Stefano e Giuseppe Bartolomeo, spietati "azionisti" già responsabili dell'assassinio del direttore del carcere di Cosenza, Sergio Cosmai, avvenuto nel marzo del 1985. I Bartolomeo vennero invitati con un pretesto ad un incontro all'interno di una pescheria della città dei bruzi e massacrati. I loro corpi furono poi sotterrati in Sila. Tre anni dopo, nel 1994, furono disseppelliti e squagliati nell’acido per timore che, sulla base delle rivelazioni dei pentiti, potessero essere ritrovati. Nel gennaio del 1997, durante il maxiprocesso “Garden”, Greco chiese di collaborare con la giustizia. La richiesta venne accompagnata da clamorose rivelazioni. L’uomo fece ritrovare un arsenale di armi ma, soprattutto, parlò di un presunto “piano” elaborato per screditare i pentiti ed inquinare alcune indagini. Non solo: aggiunse d’essere stato incaricato di uccidere Pasquale Pranno, già “contabile” dei clan cittadini. Nonostante le confessioni rese nell’aula bunker di via degli Stadi, non ottenne però l’ammissione al programma di protezione riservato ai collaboratori di giustizia. L’allora pubblico ministero antimafia Stefano Tocci non gli credette. Al magistrato la sua confessione sembrò la solita pantomima messa in piedi per sfuggire a carcere e condanne. Greco, perciò, smise di “cantare” e tornò nel “giro”. L'ultimo importante latitante della 'ndrangheta ancora in circolazione fu pure protagonista di un clamoroso attentato compiuto in dallo dell'ex boss di Cosenza, Franco Pino, inteso come "occhi di ghiaccio". Un attentato che Greco tentò, armato di pistola, di portare a termine senza successo all'interno del carcere cosentino negli anni '80. Dove si nasconde da 15 anni? Chi lo ha sempre aiutato? Domande senza risposta.
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