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L'architetto calabrese Livio De Luca coordina il cantiere digitale del restauro di Notre-Dame

Da Amantea alla facoltà di Architettura di Reggio e fino a Parigi per dirigere un centro di ricerca del Cnr francese

Giocava con il computer a otto anni e “per caso” si è trovato davanti al primo lavoro di catalogazione del patrimonio artistico. Qualche volta si è “giocato” la scuola per rifugiarsi nel rudere della Chiesa di San Francesco dove erano presenti moltissimi reperti. Voleva fare il musicista e mai l'architetto ed invece si laurea in architettura e si specializza in informatica.

Dopo il suo 110 e lode vola in Francia e diventa ricercatore, poi professore e adesso direttore di un centro di ricerca del CNR francese, oltre che coordinatore del cantiere digitale per il restauro della Cattedrale di Notre-Dame.

Il suo nome è di Livio De Luca, calabrese determinato, ideatore di un metodo innovativo che permette di passare dal rilievo fotografico alla ricostruzione di una immagine reale. «Vivevo in una casa moderna - dice - costruita da mio padre. Da lì potevo guardare il centro storico di Amantea e tutta la parte nuova. I miei occhi osservavano il passato ed il presente proiettato verso il futuro».

Le sue parole racchiudono musicalità così come quando afferma che «in quella casa, si stava bene: «Eravamo io, mia sorella Fabia e i miei genitori».

Con gli occhi carichi di emozione il professore De Luca, 46 anni, continua a parlare dei suoi affetti con profonda autenticità: «Mio padre Adriano, anch'egli architetto, per me rappresenta l'intelligenza razionale, mia mamma Pina De Caro quella del cuore. Una donna straordinaria che ha fatto del rapporto umano la sua stessa vita».

Ed è il padre a spingerlo a guardare lontano. Oggi ricorda con nostalgia il suo pc Commodore 64, la sua Amantea, il fisico Fausto Perri che si interessava di catalogazione del patrimonio artistico.

Con il computer produceva musica elettronica da suonare nel suo gruppo “Pronto soccorso band” fondato da medici: «Ricordo con emozione Geppino Ventri che, nonostante la mia giovane età, mi ha accolto con entusiasmo». Livio voleva fare il musicista anche perché quando stava con i suoi amici di band Eduardo Perri, Luigi Sposato, Mario Pagliaro, Vincenzo Macaione, Gianluca Garritano si sentiva carico di felicità.

Il tempo passa. Livio si iscrive al liceo scientifico di Amantea per poi concludere gli studi a Paola. I primi che qui incontra sono i fratelli Alessandro e Dario Brunori, l'apprezzato cantante con il quale stringe amicizia.

Dopo i diploma si iscrive alla facoltà di Architettura di Reggio Calabria e inizia a lavorare ad Amantea per la tipografia Calabria di Pellegrino. Si stava passando dal processo tradizionale al digitale e Livio era lì a guardare, ancora una volta, il passato ed il futuro: «Ricordo con grande emozione Mario Pellegrino - prosegue - perché mi ha dato fiducia nonostante la giovane età». Poi la mente dell'architetto vola fra le persone che lo hanno formato: «I miei professori sono stati straordinari e di qualità».

Alla facoltà di architettura scopre la passione per il Cad (Computer aided design), cioé la progettazione assistita dall'elaboratore. Si laurea con il massimo dei voti e collabora con il professore Antonio Quistelli di cui diventa assistente. Sempre a Reggio, intorno al 1998, con il suo amico e collega Enrico Pasqua inizia uno studio sulla Chiesa di Santa Maria de Tridetti di Staiti. Il sistema ideato rappresenta il prototipo di ciò che poi lo renderà famoso: si tratta di “mescolare” immagini reali per ricostruire virtualmente i pezzi mancanti. Nasce dunque nel “sud del sud” l'idea vincente che lo porterà dentro la Cattedrale di Notre-Dame.

Decide di specializzarsi e sceglie la Francia e viene ammesso al Cnrs di Marsiglia, nel laboratorio dove si sperimentava l'applicazione dell'informatica all'architettura, centro di riferimento per tutta l'Europa. Da architetto si mette a studiare informatica, una specializzazione molto dura superata brillantemente, e contemporaneamente insegna, come professore a contratto, a Venezia. Concluso il dottorato prova a realizzare il suo sogno: entrare nel Cnrs francese. «Le selezioni in Francia sono dure - dice - in alcune come queste se si è bocciati per la terza volta non si può più partecipare». Ed invece Livio ce l'ha fatta ed eccolo diventare ricercatore, il suo progetto sulla digitalizzazione del patrimonio artistico interessava al Ministero della cultura francese.

Nel 2014 il ricercatore giunto dalla Calabria punta ancora in alto ed eccolo vincere il difficile concorso per direttore del Centro di Ricerca: una grande soddisfazione diventare professore giovanissimo, avere un laboratorio con cinque sedi e 75 studiosi, fra i quali solo quattro sono francesi ed il resto tutti stranieri.

Con le proprie forze, arriva all'apice della carriera. La moglie Francesca, che ha studiato Storia e conservazione a Reggio Calabria, lo sostiene così come i figli Marco 13 anni e Giulia di 9, impegnati a correggere la pronuncia francese, che ai nonni calabresi chiedono invii di soppressata mentre il professore fa una confidenza: «Nel congelatore teniamo sempre gli arancini messinesi inviati dall'altra nonna dall'estremo sud».

Nel 2015 De Luca inizia uno studio sul ponte di Avignone e per questo riunisce studiosi di diverse discipline per ricavare maggiori informazioni su ogni elemento. Tutto viene caricato in una banca dati, fotografie, dati e sapere vengono interconnessi ed ecco come il “metodo De Luca” inizia a prendere forma. Questa innovazione porta De Luca a ricevere la medaglia della ricerca dall'Accademia di Architettura .

Nel 2019 la sua ricerca scientifica continua cercando un modo per restituire a una fotografia la tridimensionalità in modo partecipativo. Il professore mette in moto una piattaforma che chiama “Aioli”, come la ricetta della maionese dei poveri. In Cina la sperimenta attraverso uno studio su un'antica tomba.

Poi nel 2019 il terribile incendio della Cattedrale di Notre-Dame, un grande patrimonio di importanza mondiale distrutto, esposto alla rovina.

Il Ministero della Cultura francese chiedeva i dati e di Notre-Dame esistono solo rilievi manuali. Gli studi del professore calabrese ed il suo metodo ora più che mai servono: ricostruire digitalmente la Cattedrale partendo dall'ampio materiale fotografico disponibile sembra un sogno. Arriva l'urgente convocazione all'Eliseo dal presidente Macron.

Livio De Luca vive una grande emozione, accolto come un capo di stato, evidenzia lo scenario del terribile disastro e la bontà del metodo. Improvvisamente giunge il presidente della Repubblica Mattarella: «È stato come se l'Italia fosse venuta a trovarmi in Francia!».

L'intervista realizzata nel febbraio 2021 da Salvatore De Maria e Vittorio Scarpelli

Il professore e tutta la sua equipe si mettono a studiare. All'interno della Cattedrale di Notre Dame tra le macerie e le travi ormai carbonizzate lavorano più di cento ricercatori intorno al “metodo De Luca”, chi sul vetro, chi sul marmo, chi sul legno e su ogni altro elemento: si tratta di oltre 20.000 reperti. I droni riprendono ogni cosa dall'alto, fotografie vengono scattate in ogni angolo e saranno questi e altri fotogrammi a entrare nel “metodo De Luca” e a ritrovare, tra le foto d'archivio, la posizione esatta all'interno della Cattedrale. De Luca come architetto dell'informazione riesce ad unire tutti i saperi scientifici attorno ad un modello digitale. Questo infondo è “Aioli” e, attraverso la partecipazione di diversi studiosi, tutto potrà ritornare come prima, afferma orgoglioso il giovane professore calabrese.

Adesso vi stanno lavorando circa 600 persone provenienti da oltre 50 paesi del mondo, tutti sotto la regia di De Luca.

«Alcuni dati della Cattedrale di Notre Dame - racconta il professore - erano stati digitalizzati per tre anni consecutivi da uno studioso americano, il professore Andrew Tallow, morto però circa tre anni prima dell'incendio». Il professore De Luca contatta la moglie e riesce ad avere i documenti del cantiere scientifico, che divengono così l'inizio del suo cantiere digitale.

In poche parole, dall'archivio fotografico prima dell'incendio e da quello elaborato subito dopo, con il “metodo De Luca” sarà possibile ricollocare ogni frammento nel posto giusto, per far tornare a splendere come prima i tesori della cattedrale di “Notre-Dame”.

L'interno del monumento potrebbe essere pronto già nel 2024 e applausi e gratitudine andranno all'architetto calabrese, il cui nome resterà scritto sui libri di storia.

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