Gli ingredienti segreti sono il turismo sostenibile e l'amore per la propria terra. Il 69enne Carmine Altomare, si è distinto per aver messo in piedi nel cuore della Valle del Savuto una delle migliori case sull'albero d'Italia. Ancorata direttamente ai rami e non appoggiata su palafitta. La ciliegina sulla torta al suo amore per la natura che parte da un piccolo appezzamento ricevuto in dono da suo papà e che ora vive a Rogliano in un parco naturalistico di tre ettari. All'interno del quale oltre alla piccola casa, che ricorda sogni fiabeschi, vi sono tantissime attrattive turistiche che richiamano anche studenti locali nei progetti di alternanza scuola-lavoro.
Il mito della Casa sull'albero
«Sono un calabrese innamorato della propria terra - ha raccontato Carmine - e come tutti i bambini sono nato con il mito della casa sull'albero. Da mio padre Francesco, che purtroppo è scomparso prima di vedere tutto questo, ho ereditato un piccolo ettaro e di fatto ho considerato sempre questo posto come un'oasi felice. Crescendo ho fatto il bancario per tanti anni ma appena sono arrivato alla pensione ho ripreso in mano questa tenuta, ingrandendola e acquisendo altri due ettari». Il visionario, desideroso che la sua terra venga riconosciuta per la sua bellezza e non solo per i veleni della 'ndrangheta e del malaffare, ha dato così vita a un parco naturalistico: «Lo definisco storico - continua - perché abbiamo un museo della civiltà contadina e perché abbiamo rinvenuto due grotte del brigante , una più recente e una più storica. Inoltre qui nella tenuta echeggia la brigantessa Ciccilla che probabilmente conosceva a menadito i meandri di questo territorio. Ma abbiamo avuto la fortuna di avere una quercia secolare, che la Regione Calabria ha censito come albero monumentale». Albero maestoso che è perfino raffigurato in un calendario del 2021 realizzato dal ministero dell'Agricoltura dopo che la tenuta ha partecipato a un concorso fotografico posizionandosi terza e che vanta la compagnia di un nespolo germanico, scoperto da un botanico, molto raro. Ma non solo flora, anche fauna perché abbiamo un centro daini, con 4 esemplari, autorizzato dal parco nazionale della Sila».
Un gioiello immerso nella natura
Ma la casa rappresenta davvero un piccolo gioiello soprattutto per le caratteristiche tecniche: «La sua unicità, - precisa con orgoglio Carmine - infatti, risiede nel metodo “flottante” con cui è stata realizzata. Con questo sistema, la casa sull'albero è sospesa da rami forti e alti mediante corda, cavi o catene e produce una sorta di effetto culla che, invece, non è possibile riprodurre appoggiando la struttura su piattaforma in legno. Insomma, quando c'è vento si muove di pochi millimetri insieme all'albero». Ma l'uomo è inarrestabile, e mentre racconta la storia del suo chalet, altro rifugio che spicca nel suo paradiso terrestre, rivela che sta architettando di costruire una panchina gigante per adulti. Uno spazio, caro a una generazione più anziana, in cui tutti si confrontavano riscoprendo la bellezza dei rapporti interpersonali, e dove, considerando le dimensioni, anche i grandi possono tornare un po' piccini riscoprendo la bellezza di un paesaggio da ammirare per una manciata di attimi sospesi nel silenzio naturale: «Diventare bambini sedendosi su una panchina è veramente straordinario. Ma devo dire che noi grandi possiamo trasmettere tanto alle nuove generazioni in tanti modi. Io ad esempio, grazie alla tenuta, che non ho messo in piedi per motivi di business, dato che i costi di ingresso davvero esigui mi servono per mantenere tutto pulito e in ordine e offrire dei servizi come gli spazi pic -nic, partecipo con le scuole alla giornata mondiale degli alberi e ho ospitato dei ragazzi per l'alternanza scuola lavoro. E proprio loro hanno inventariato tutti i reperti presenti nel museo ed è uscito un bel catalogo. Una bella iniziativa che fa immergere le nuove generazioni nel passato, resa possibile grazie anche alla collaborazione di un ex professore di liceo Eugenio Maria Gallo». Carmine, insomma, nella sua nuova vita da pensionato ama intrattenere i suoi ospiti tra la quercia monumentale, i suoi daini, alla scoperta della flora locale e del fiume Lara. E non si è pentito di aver impiegato il tfr: «Sono veramente soddisfatto - conclude - del mio progetto e mi rendo conto che in periodo di lockdown grazie al mio rifugio felice ho vissuto due anni in più rispetto al resto d'Italia».
Il museo contadino
L'immenso amore per la tradizione traspare in questi spazi che parlano di un tempo lontano. Il museo contadino ci catapulta in un tempo singolare . Diviso in tre ambienti e allestito in due casette. La prima raccoglie vari attrezzi e reperti dell'antica civiltà contadina: un aratro in legno, una pompa a spalla per dare il solfato ai vitigni, e tanti utensili come pentole in rame e un ferro da stiro a carbone. La seconda casa presenta due ambienti. In uno di essi c'è una cantina in cui si trova una vasca in ferro smaltato, detta “riempitrice”. Nell'altro ambiente, in una parte di muro costruito con pietra del luogo, si trova una “finestrella” tipica, che un tempo serviva per aerare il locale. Ma il visitatore si perde tra i particolari reperti di interesse storico culturale come l'aratro in legno “a chiodo”, nidi di calabrone, “riempitrice" in ferro smaltato che consentiva di riempire, contemporaneamente quattro bottiglie di vino per volta.