Cosenza

Lunedì 29 Aprile 2024

Mendicino accoglie i bambini ucraini. L'affetto mitiga la disperazione FOTO

 
 
 
 

Solidarietà spontanea e istituzionale. Città e provincia si preparano all’arrivo di cittadini ucraini in fuga dall’invasione russa. I primi dieci sono giunti ieri sera nella chiesa “San Nicola” di Mendicino. Il parroco don Enzo Gabrieli, d’intesa con l’ufficio Migrantes, ha messo la canonica a disposizione di due nonne, due mamme e sei bambini. I mariti sono rimasti in patria per difenderla. Altre due persone arriveranno nei prossimi giorni. La realtà cattolica è in prima fila, come confermato ieri mattina dalla riunione in video conferenza organizzata dalla prefettura con istituzioni, forze dell’ordine, realtà del terzo settore e appunto chiesa. Un confronto a più voci voluto dal prefetto Vittoria Ciaramella per una prima verifica delle disponibilità nel Cosentino, poiché le autorità prevedono che i flussi in arrivo saranno sempre più importanti col passare del tempo. Non pochi sono da qualche giorno giunti pure lungo l’Alto Jonio e nell’area del Pollino, così come in città, accolti da familiari già residenti in Italia e impegnati anzitutto quali badanti. Si lavora a un piano di intervento congiunto pianificato dalle prefettura con il ruolo cruciale delle forze dell’ordine, a cominciare dall’ufficio Immigrazione della questura. E con l’Asp impegnata anch’essa in prima linea. Si punterà molto sul Sai (Sistema di accoglienza integrato) rafforzato dal decreto legge del 28 febbraio, così come sui Cas (Centri di accoglienza straordinari). Determinante il contributo della diocesi: la Caritas di Cassano ha messo a disposizione il seminario minore e altri alloggi comprese le case dei sacerdoti che sono vuote, la chiesa di Rossano ha assicurato l’impegno diffuso d’una cinquantina di parrocchie, ciascuna delle quali accoglierà una famiglia. Parrocchie in prima fila anche nella diocesi cosentina, come conferma l’accoglienza di ieri a Mendicino. Inoltre “Casa San Francesco” ha garantito ventuno posti tra la sede centrale e casa “Sant’Antonio” a Castiglione. Interventi a più mani, cruciali nella fase dell’emergenza cui però dovrà seguire un’organizzazione differente anche perché, è emerso nell’incontro, anche se il conflitto dovesse cessare, le conseguenze di quanto sta avvenendo resteranno a lungo, non consentendo perciò un tempestivo ritorno dei profughi nelle loro residenze. Al fianco della grande sensibilità da parte della prefettura, dai vari interventi è emerso un grande senso di responsabilità da parte di tutti i protagonisti del tavolo, al pari della partecipazione umana delle varie comunità al dramma sofferto dal popolo ucraino.

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