La Calabria si stringe attorno al suo patrono, San Francesco di Paola. Conclusa ieri al Santuario la pratica dei 13 venerdì, presieduta dal vicario provinciale padre Francesco di Turi, nella mattinata la messa con il vescovo di Crotone, monsignor Angelo Raffaele Panzetta. All'interno della celebrazione ha trovato spazio il racconto del Pio transito di San Francesco di Paola avvenuto il 2 aprile 1507 a Tours in Francia.
La solenne liturgia di questa mattina al Santuario è stata presieduta da monsignor Angelo Raffaele Panzetta, arcivescovo di Crotone-Santa Severina, originario di una provincia, quella di Taranto, in cui si manifesta da sempre un grande amore e una grande devozione verso San Francesco. “La Provvidenza - ha affermato nel corso della sua omelia - mi ha mandato nella sua terra e avverto quanto Egli sia una provocazione evangelica per la nostra terra, per il nostro contesto. Per capire Francesco, bisogna guardare la sua vita, la sua tradizione spirituale che la lasciato, ma bisogna lasciarci guidare dalla Parola. Il dialogo orante con Dio è stato il vero segreto del Santo, il motore del suo itinerario. È nella preghiera profonda, nella nuzialità orante con il Signore che si sperimenta una intimità che ti fa leggere la storia con gli occhi di Dio anche la crisi può essere occasione di salvezza, perché è qui che si sperimenta la volontà salvifica di Dio".
Al termine della celebrazione, l'omaggio floreale dopo la pronuncia dell'atto di affidamento da parte del Sindaco, Roberto Perrotta. Il primo cittadino, inoltre, dopo il saluto istituzionale ai tanti convenuti, ha omaggiato, con la riproduzione di un'antica stampa del santo calabrese, il presule crotonese.
Le celebrazioni di queste due giornate sono state orfane delle comunità dei Santuari fondati dal Santo e del pellegrinaggio che si sarebbe dovuto svolgere fino alla Basilica. Il Covid e le avverse condizioni meteo hanno condizionato l'evento che tuttavia è stato solo rimandato.
Chi era San Francesco da Paola
San Francesco da Paola, ha fondato l’Ordine dei Minimi in Calabria, prescrivendo ai suoi discepoli di vivere di elemosine, senza possedere nulla di proprio né mai toccare denaro, e di mangiare sempre soltanto cibi quaresimali; chiamato in Francia dal re Luigi XI, gli fu vicino nel momento della morte. La sua vita fu avvolta in un'aura di soprannaturale dalla nascita alla morte. Nasce a Paola nel 1416 da genitori in età avanzata devoti di san Francesco, che proprio all'intercessione del santo di Assisi attribuirono la nascita del loro bambino. Di qui il nome e la decisione di indirizzarlo alla vita religiosa nell'ordine francescano. Dopo un anno di prova, tuttavia, il giovane lasciò il convento e proseguì la sua ricerca vocazionale con viaggi e pellegrinaggi. Scelse infine la vita eremitica e si ritirò a Paola in un territorio di proprietà della famiglia. Qui si dedicò alla contemplazione e alle mortificazioni corporali, suscitando stupore e ammirazione tra i concittadini. Ben presto iniziarono ad affluire al suo eremo molte persone desiderose di porsi sotto la sua guida spirituale. Seguirono la fondazione di numerosi eremi e la nascita della congregazione eremitica paolana detta anche Ordine dei Minimi. La sua approvazione fu agevolata dalla grande fama di taumaturgo di Francesco che operava prodigi a favore di tutti, in particolare dei poveri e degli oppressi. Lo stupore per i miracoli giunse fino in Francia, alla corte di Luigi XI, allora infermo. Il re chiese al papa Sisto IV di far arrivare l'eremita paolano al suo capezzale. L'obbedienza prestata dal solitario costretto ad abbandonare l'eremo per trasferirsi a corte fu gravosa ma feconda. Luigi XI non ottenne la guarigione, Francesco fu tuttavia ben voluto ed avviò un periodo di rapporti favorevoli tra il papato e la corte francese. Nei 25 anni che restò in Francia rimase un uomo di Dio, un riformatore della vita religiosa. Morì nei pressi di Tours il 2 aprile 1507.
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