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L’omicidio sbagliato e il rimorso del killer. Cosa accadde quel giorno a Paola

Fatta piena luce sull’uccisione dell’operaio forestale scambiato per il boss Serpa. Quattro arresti dei carabinieri. Un cosentino coinvolto nell’agguato a Luciano Martello padrino di Fuscaldo

Un killer pentito e vinto dal rimorso; un operaio forestale ammazzato al posto d’un boss e un aspirante padrino di Fuscaldo assassinato davanti ai figli, appena uscito da un ristorante. Il pool di magistrati antimafia guidato da Nicola Gratteri, ricostruisce gli ultimi tasselli di due omicidi compiuti nel Tirreno cosentino nello scorso decennio. Si tratta delle uccisioni di Luciano Martello, avvenuta a Fuscaldo il 12 luglio del 2003, e di Antonio Maiorano consumata a Paola il 21 luglio del 2004.
Martello cadde per ordine dei “rivali” Serpa di Paola che ne stopparono l’ascesa con il piombo delle semiautomatiche calibro 9 per 21; Maiorano, invece, finì i suoi giorni terreni perché prese posto su una sediolina in plastica, davanti allo stadio della città di San Francesco, dove fino a due minuti prima se ne stava tronfio, a leggere il giornale, Giuliano Serpa esponente di spicco dell’omonimo “casato” di ‘ndrangheta. Il sicario incaricato di chiudere il “contratto”, Adamo Bruno, non s’accorse del repentino scambio di seduta e trucidò Maiorano. Pochi mesi dopo, vinto dal senso di colpa, il killer decise di collaborare con la giustizia confessando tutto. Bruno fu, poi, condannato con sentenza definitiva.
Per i due delitti il gip di Catanzaro, Antonella De Simone, ha ordinato ieri l’arresto di: Romolo Cascardo, 77 anni di Paola; Pietro Francesco Lofaro, 40 anni di Belvedere Marittimo; Luigi Berlingieri, 52 anni di Cosenza e Alessandro Pagano, 43 anni di Fuscaldo ma residente in Svizzera. I quattro sono accusati di concorso nei delitti. Berlingieri, alias “Faccia di ghiaccio”, martedì è stato condannato, in appello, a 30 anni di carcere perché coinvolto nella strage di via Popilia avvenuta il 9 novembre del 2000 a Cosenza.

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