Rivelazioni scottanti. È stato anche grazie alle dichiarazioni di diversi pentiti del Cosentino che la Dda di Catanzaro è riuscita a dare un impulso determinante alla riapertura delle indagini che ieri hanno portato all’arresto di Romolo Cascardo, Pietro Francesco Lofaro, Luigi Berlingieri Alessandro Pagano. I quattro sono accusati di concorso in omicidio di concorso in omicidio per la morte di Luciano Martello, avvenuta a Fuscaldo il 12 luglio del 2003, e di Antonio Maiorano a Paola il 21 luglio del 2004. A definire il contesto in cui sarebbe maturato l’omicidio Martello è stata anche la collaboratrice di giustizia Edyta Kopaczynska, moglie del defunto Michele Bruni, che nell’interrogatorio del febbraio 2014 ha confermato quanto già era stato dichiarato da altri pentiti. In riferimento all’omicidio Martello, la collaboratrice di origini polacche ha spiegato quello che era accaduto: «Il gruppo dei Paolani che si legarono con Michele e gli altri nel 2003 vedeva oltre a Gennaro Bruni e a Giuliano Serpa, anche Giancarlo Gravina che era particolarmente legato a Michele e soprattutto Nella Serpa, il fratello Livio e Mario Attanasio. Con questi i rapporti si consolidarono soprattutto dopo la morte di Pietro Serpa poiché era forte il desiderio di vendetta di Nella Serpa e del fratello Livio nei confronti di chi aveva ucciso il fratello, ed erano disposti a investire danaro pur di ottenere la loro vendetta. Per tale motivo vedevano in Michele e nel clan di Michele la disponibilità degli uomini necessari per raggiungere questo fine, tant’è che in quel periodo ho personalmente assistito a continui incontri tra Cosenza e Paola tra Michele, Nella e gli altri che ho indicato, sempre incontri che erano finalizzati a stabilire chi colpire e in che modo». «Umile Miceli – ha aggiunto la pentita – da noi soprannominato “il grosso” o “il bummulo” era attivo per il clan per qualsiasi evenienza, tipo il traffico di drogo, spostare armi, organizzare sopralluoghi e il recupero di chi andava a sparare come nel caso dell’omicidio Martello in cui fece anche da “specchietto”». Poi Edyta Kopaczynska ha riferito ai giudici anche il ruolo che suo marito Michele avrebbe avuto nel delitto Martello: «Michele ha organizzato tutto qua. Michele ... sì ... ha preparato tutti ... ha trovato armi .., che Nella ancora non era disponibile ... aveva disponibilità di armi ... dopo ha dato i soldi per comprarli ... per altre ... pure per dare a Michele perché gli servivano per altre cose a Michele ... siccome Michele ha utilizzato ...armi di ... suoi.., quindi poi Nella ha pagato le armi che gli servivano a Michele». Rispondendo alla domanda dei magistrati la collaboratrice di giustizia ha poi parlato anche delle altre persone coinvolte nell’omicidio di Luciano Martello: «Sì Luca sono certa perché me lo ha detto Michele.. poi... altri... se non mi sbaglio era Giovanni che ha sparato pure... comunque non sono solo due .. , mi sembra ... che là è stato molto .., una cosa molto ...un’ azione molto violenta è stata pure ... però per precisa per vi dire proprio è ... non ... Luca di certo ... questo lo so perché si è venuto ancora a lavare ... infatti a casa mia poi si è lavato». Altri collaboratori hanno fornito dettagli sui mandanti ed esecutori del delitto Martello. Le dichiarazioni dei pentiti sono state fondamentali anche nella ricostruzione del delitto Maiorano. L’operaio forestale, però, fu ucciso per errore perché scambiato per il boss Giuliano Serpa. Importanti ai fini investigativi quanto ha raccontato agli inquirenti Bruno Adamo, esecutore materiale del delitto, reo confesso, che è stato condannato con sentenza passata in giudicato La sua collaborazione inizia con dichiarazioni spontanee rese ai carabinieri nel luglio del 2005. Adamo voleva «togliersi un grande peso che lo attanagliava». E fa riferimento a un incontro al Santuario di Paola con un tale «Antonello» in cui gli venne detto che doveva eliminare tre persone: «Mi disse che al termine avrei guadagnato 50.000.00 euro. Mi indicò una bancarella di musicassette e mi disse che una delle tre persone era il proprietario di quella bancarella di nome Giuliano Serpa. Le altre due persone invece erano Livio Serpa e la sorella Nella Serpa. Gli chiesi perché queste tre persone dovevano essere eliminate e Antonello mi rispose c’erano le persone che avevano commissionato l’omicidio di Luciano Martello».