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L'omicidio Aquino: il baby killer e la “paranza” coriglianese

La Dda di Catanzaro fa luce sull’omicidio di Pasquale Aquino avvenuto a Corigliano Rossano il 3 maggio scorso

La “paranza” coriglianese. Il presunto killer di Pasquale Aquino, ucciso il 3 maggio scorso nella frazione Schiavonea della grande città ionica del Cosentino, ha solo 21 anni. Si chiama Francesco Lepera e viene indicato come l'esecutore materiale del delitto. Un delitto compiuto insieme a un complice, forse più giovane di lui, utilizzando una pistola calibro 7,65 “Berardelli” e una mitraglietta “Skorpion”. Il sicario ventunenne e il complice (non ancora identificato) hanno atteso la vittima in sella a due biciclette da passeggio, indossando cappellini sportivi con visiera, mascherine chirurgiche e guanti di lattice. Il loro arrivo e la successiva fuga dalla scena del crimine sono stati nitidamente ripresi da una serie di impianti di videosorveglianza posti nella zona marina di Corigliano. Così come gli spostamenti fatti dalle “vedette” incaricate di sorvegliare la zona: si tratta di un altro ventunenne, Manuel Intrieri e di Giorgio Arturi, 39 anni. L'esecutore del crimine e i due supposti concorrenti sono stati arrestati dai carabinieri del colonnello Agatino Saverio Spoto ieri mattina, per ordine del procuratore distrettuale di Catanzaro, Nicola Gratteri. Gli investigatori dell'Arma del Gruppo territoriale di Corigliano Rossano, coordinati dai tenenti colonnello Raffaele Giovinazzo e Dario Pini, hanno eseguito una ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Catanzaro, Giuseppe De Salvatore, su richiesta del procuratore aggiunto Giancarlo Novelli, del pm antimafia Alessandro Riello e del pm di Castrovillari Luigi Spina (aplicato all'indagine in accordo con il procuratore Alessandro D'Alessio).
L'indagine, condotta attraverso pedinamenti, intercettazioni ambientali e acquisizioni di filmati, è un esempio di come si possa riuscire a ricostruire vicende delittuose che coinvolgono contesti mafiosi senza far ricorso all'apporto di pentiti. I magistrati inquirenti, infatti, sono riusciti a disarticolare un gruppo gravitante negli ambienti della ’ndrangheta scoprendo e sequestrando anche l'arsenale di cui disponeva. Un arsenale recuperato interamente, il sei agosto scorso, all'interno di uno stabile e del quale facevano parte anche la pistola semiautomatica e la mitraglietta adoperate per uccidere Aquino.

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