Luci, addobbi e clima festoso ma non per tutti. Non per i residenti del quartiere dell’ex “Stazione”, a Taverna di Montalto Uffugo, dove lì il tempo si è fermato. Dove ogni festività, ogni stagione, da sei anni a questa parte, ha sempre gli stessi colori: il grigiore del cemento e dei calcinacci e il marrone dei detriti e degli scavi. Per gli abitanti di questa zona montaltese, infatti, è un altro Natale da trascorre nella polvere e nel fango, ostaggi dei lavori per l’ammodernamento della rete ferroviaria da parte di Rete Ferroviaria Italiana che sembrano non conoscere una fine. Un calvario, questo dei residenti del quartiere stazione, che li ha stremati, soprattutto in queste giornate di abbondanti piogge che hanno reso le condizioni del posto davvero invivibile. Il fango li sta sommergendo e le strade sono allagate di acqua piovana, che poi ristagna, insieme alle fognature che non scaricano più. «Nemmeno in un campo profughi si vedono queste cose – spiegano i residenti - ci sono danni anche alla rete idrica e spesso siamo senz’acqua. Siamo ridotti male sembra un bombardamento». Un rischioso degrado, inoltre, che ha fatto chiudere attività commerciali e ha isolato una frazione, da sempre crocevia dei comuni confinanti. «Quello che era un rione unito dal passaggio a livello – aggiungono - e che poi doveva essere unito da un sottopasso, ad oggi si trova ad essere cantiere perenne, dividendo in due un quartiere, oramai bypassato. Chi è rimasto è costretto a vivere nella polvere, nell’ingiustizia e nel disservizio, provocando grandissimi danni a persone, immobili ed attività. La zona non è più servita dai bus, senza contare l’impossibilità della vita sociale preclusa dello sbarramento. Il tutto nella quasi totale indifferenza dell’Amministrazione comunale. Qui nessuno ci tutela, qui ormai si sopravvive, non si vive più». I residenti si sentono orfani delle istituzioni e non hanno più voce dopo i tanti appelli di aiuto L’ultimo flebile gemito lo hanno indirizzato al governatore della Calabria, Roberto Occhiuto: «Confidiamo nel suo intervento e speriamo che le visite sul posto non siano solo passerelle politiche ma interventi risolutivi».
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