L’unica vera disabilità nella vita è l’incapacità di fare propri i problemi che non ci riguardano, non mettersi nei panni altrui. Il 3 dicembre ricorre la “Giornata internazionale delle persone con disabilità”. Porre, però, l’attenzione sulle disabilità un solo giorno all’anno non basta perché secondo noi nessuno dovrebbe, nel 2022, lottare per vedere riconosciuti i propri diritti. Spesso in classe con gli insegnanti parliamo delle diverse forme di disabilità e in occasione della Giornata abbiamo voluto immedesimarci nella quotidianità di ciechi e ipovedenti, trascorrendo un pomeriggio con loro, presso la sede dell’Uci (Unione italiani ciechi e ipovedenti) di Rende. Siamo stati accompagnati dalle professoresse Silvia Gagliardi e Angela Ferraro e siamo stati accolti dal presidente Francesco Motta. Non abbiamo nascosto la nostra curiosità e abbiamo posto molte domande a lui e ai volontari. Dalle risposte abbiamo capito che ciechi e ipovedenti sono abili esattamente come noi: cucinano, scrivono, usano il telefono e il pc. Riconoscono i soldi dalla zigrinatura delle monetine, quelli di carta dalla dimensione. I colori invece vengono associati a suoni, odori oppure a forme. Ad un certo punto è arrivato un socio accompagnato dal suo cane guida, Ray; ci è stato spiegato che non è il cane che guida la persona ma... il contrario, perché il cane ubbidisce semplicemente a comandi precisi. Un ulteriore importante ausilio è il “bastone bianco”, per il cui uso corretto è importante una formazione preventiva. Si praticano diversi sport anche a livello agonistico. Il torball e il goalball: una sorta di palla a mano (più pesante) al cui interno sono inseriti campanellini per permettere di individuare la direzione della palla. Un altro sport molto praticato è lo showdown, un ping-pong riadattato. Un momento molto interessante è coinciso con la visita dell’area didattica, dove si svolgono diverse attività e in cui realizzano oggetti. Abbiamo visto un mappamondo e diverse cartine tattili. Si usano quaderni particolari su cui si scrive attraverso l’utilizzo di un punteruolo e una griglia, in alternativa per scrivere c’è uno strumento chiamato dattilobraille, molto simile a una macchina da scrivere. La loro scrittura si chiama, appunto, Braille, sistema fondato sulle combinazioni di punti in rilievo che si leggono scorrendovi sopra i polpastrelli delle dita. Abbiamo letteralmente scoperto un mondo nuovo: leggere... con i polpastrelli! C’era chi lo faceva anche decenni fa: Luis Borges è stato, per esempio, uno dei più gradi scrittori del Novecento e a causa di un incidente fu affetto da una grave malattia agli occhi, che in breve lo condusse a una quasi completa cecità. Ciò non gli impedì di conseguire una sempre più vasta notorietà internazionale. Per noi ragazzi e ragazze questa esperienza è stata straordinaria: ne siamo usciti “ricchi” e non ci assalirà più quella sensazione di compassione. Concludiamo con la risposta data dal presidente Motta quando uno di noi gli ha posto la domanda sull’ultima cosa che ricordava di aver visto. Lui ha riposto: “Il viso di mia mia moglie e dei miei figli”.