«A Giovanni Falcone dobbiamo dire scusa e grazie»: l’attore Peppino Mazzotta ha aperto l’incontro organizzato da Libera a liceo “Pitagora” parlando delle difficoltà e dell’isolamento subiti dal magistrato siciliano ucciso dalla mafia il 23 maggio del 1992. L’attore ha vestito i panni del giudice ucciso in un serial televisivo e ne conosce a memoria la storia umana e professionale. «A quelli come lui» spiega alla platea degli studenti« dobbiamo riconoscenza. E la nostra gratitudine dobbiamo dimostrarla ricordandoli sempre».
L’incontro voluto dalla dirigente scolastica Alisia Rosa Arturi e dalla coordinatrice di Libera, Franca Ferrami, ha registrato i contributi d’importanti uomini delle Istituzioni e della cultura. Gabriele Presti, siciliano, dirigente della Mobile, ha invitato i ragazzi «a scegliere senza paura da che parte stare», mentre il volontario internazionale, Enzo Infantino, li ha invitati a «odiare l’indifferenza come insegnava Antonio Gramsci, scendendo in campo e prendendo posizione». E i ragazzi del “Pitagora” in campo sono già scesi per davvero costituendo il gruppo “Sentinelle della legalità”. Un gruppo che ha partecipato attivamente alla manifestazione di ieri testimoniando il proprio impegno pubblicamente. Gli stimoli durante l’incontro sono stati tantissimi. E tutti forti.
Il comandante del Reparto operativo, Dario Pini, citando Aristotele e ricordando il capitano dell’Arma Emanuele Basile, ha sottolineato l’importanza che gli «ideali di giustizia devono avere nella vita di ciascuno di noi». Il giornalista Attilio Sabato, direttore di Ten, facendo un’analisi dei contenuti dei social nel giorno della commemorazione della strage di Capaci, ha evidenziato quanto quell’evento tragico sia stato poco considerato nella comunicazione virtuale che tanto affabula le giovani generazioni.
Il professore Giap Parini, direttore del Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Unical, ha chiuso la manifestazione inneggiando alla «bellezza dello stare insieme, del creare insieme» come insuperabile strumento culturale sociale per battere «la bruttezza rappresentata dalle mafie che tendono invece a produrre paura e isolamento».
Una iniziativa significativa quella organizzata con i ragazzi e le ragazze dell’importante istituto d’istruzione superiore. E l’occasione offerta da Libera è stato il modo per ribadire, con l’apporto di persone con storie e professioni diverse, che le cosche mafiose ci sono e non vengono sottovalutate dalla società civile.
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