I drappi colorati e le lenzuola più belle sono esposti sui balconi del centro storico di Cosenza. È come se indicassero la strada da seguire per arrivare fino alla Cattedrale dov’è conservata l’icona che raffigura la Madonna del Pilerio.
Oggi (ieri per chi legge, ndc) è la sua festa e centinaia di cosentini accorrono a venerarla. Lo fanno prima assistendo alla messa solenne delle 11.30, officiata dall’arcivescovo Francesco Nolè, e poi, come il 12 febbraio d’ogni anno, mettendosi in cammino, dietro alla statua della Vergine, per la tradizionale processione.
Si tratta di atti sentiti sul serio dall’intera cittadinanza che, per la propria patrona che liberò gli antenati dalla peste e dalla sciagura del terremoto, decide di fermarsi, raccogliersi in un momento di preghiera, riflettere.
Le parole del vescovo
Le riflessioni da compiere sono davvero tante. Le scatena anzitutto monsignor Nolè, grazie all’omelia potentissima che recita nella mattinata alla presenza delle più importanti autorità civili, politiche e militari e dei molteplici fedeli. «La Vergine Maria – dice l’arcivescovo – è la prima discepola di Gesù e, come lei, tutte le mamme di oggi dovrebbero preoccuparsi dei figli, ascoltarli e tenere presente che, nonostante i possibili contrasti, questi figli hanno bisogno di loro. La famiglia – prosegue – non si salva dando sempre di più, dando cose materiali che, sì, possono essere utili ma non necessarie: la famiglia si salva col dialogo, con la presenza; e voi mamme, voi genitori non dovreste mai dire “Poi ne parliamo”, “Non ho tempo”, “Sono stanco”. Mai bisognerebbe essere stanchi per i propri figli». Così, mentre tutti lo ascoltano in religioso silenzio, Nolè dice ancora: «La vera peste dei nostri tempi non è il coronavirus; ma è la mancanza del rispetto all’interno delle famiglie e voi mamme avete il compito di far seguire le regole. Non preoccupatevi se a volte i figli rifiutano le vostre premure: la famiglia non è una campagna elettorale e voi non avete bisogno del consenso. Infine, mamme, fate partecipi i figli delle necessità del momento: quante famiglie per soddisfare i loro ragazzi devono ricorrere persino agli usurai; fate in modo che non siano dediti al gioco d’azzardo, all’alcolismo, alla droga e alla superficialità del niente. Avete un compito fondamentale, per questo Gesù non poteva darvi il sacerdozio. Voi donne avete il sacerdozio della maternità».
La processione
Dopo la santa messa – quest’anno per la prima volta anticipata rispetto alla processione e durante la quale è pure acceso il cero offerto dall’amministrazione comunale – i cosentini proseguono, pertanto, la festa votiva. S’incamminano per le principali strade della città e due sono le fermate istituzionali prima di giungere dinnanzi alla diverse chiese: Comune, per l’atto di consacrazione, e Prefettura, per l’omaggio floreale («La provincia vive un momento di difficoltà ma anche con l’aiuto divino ce la faremo», ha detto il prefetto Cinzia Guercio). Chi non è in strada dietro alla patrona, intanto, si affaccia dalle finestre delle proprie abitazioni e intona i canti dei religiosi, della banda. Le vie e i vicoli si popolano come se fosse domenica, ci sono i fuochi d’artificio e alcuni bambini salutano la Vergine che attraversa alcuni punti con visibili cumuli di spazzatura. Qualche cosentino, a tal punto, alza gli occhi al cielo. Poi una volta giunti su corso Umberto ci si volta per far tappa di nuovo al Duomo: anche chi vive nel centro della città torna a ripopolare la periferia.
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