Il passaggio a vuoto alle regionali si trasforma in cerniera che rischia di spalancarsi definitivamente sulla resa dei conti all’interno dei movimenti e partiti sconfitti. Il navigatore elettorale ha modificato la rotta politica cittadina da cui emerge il nome nuovo di Luigi De Magistris. Con la sua rivoluzione liberale, l’ex pm (nonché ex sindaco di Napoli) ha stravolto pesi e contrappesi nelle gerarchie incassando, con le sue liste, 10.611 voti e il 31,33% del consenso globale. Numeri che collocano la sua alleanza alle spalle del centrodestra, grazie, soprattutto, agli strappi di Mimmo Lucano (1.082 consensi personali), Anna Falcone (790) e Felice D’Alessandro (658).
Stabile il centrodestra
L’area moderata conserva la leadership politica sui sette colli e, a distanza di venti mesi, migliora di mezzo punto percentuale il dato complessivo rastrellato passando dalle 13.039 preferenze incassate dalle liste collegate a Jole Santelli alle 13.773 tirate a secco dai sostenitori di Roberto Occhiuto. Arancione sbiadito Male il movimento indipendente di Carlo Tansi che in appena un anno e mezzo è passato dal 21,37% e 6.536 consensi – ottenuti con tre liste – al 3,56% e 1.043 preferenze, portate a casa domenica e lunedì scorsi. Probabilmente, l’ex capo dell Prociv calabrese ha pagato cara la scelta di prendere il largo, staccandosi proprio da De Magistris. Ma anche il Movimento 5 Stelle ha lasciato, probabilmente qualcosa all’ex sindaco di Napoli, ed è sceso dal 6,96% del 2020 all’attuale 6,74%.
Crollo a sinistra
Trema la terra nel centrosinistra. L’analisi del voto tiene in considerazione, evidentemente, il crac aritmetico del Pd che non è più il primo partito cittadino. I dem si fermano al 7,41% distillato attraverso 2.172 preferenze. A gennaio dello scorso anno, i voti erano stati 3.232 con l’11,71%. Niente a che vedere col risultato incassato nel 2014, quando il Partito democratico diede una impressionante prova di forza scalando quota 22,10%, trascinato, soprattutto, da Carlo Guccione che incassò ben 1.718 voti personali in città. Da allora, tante cose sono cambiate, non c’è più Guccione e, forse, manca una leadership chiara. Risultato: il più votato è stato il presidente della Provincia, Franco Iacucci, con 636 consensi, poi il subcommissario della Federazione, Maria Locanto, con 536, mentre Mimmo Bevacqua non è andato oltre 251. L’intera coalizione si è fermata al 23,27% con 6.821 voti complessivi contro i 7.443 e il 26,96% riportato dall’aggregazione guidata nel 2020 da Pippo Callipo. Decisivo, a questo punto, il ballottaggio per Palazzo dei Bruzi. L’eventuale vittoria di Franz Caruso sarebbe l’argine per consolidare il fronte franoso all’interno del centrosinistra. La conferma degli occhiutani innescherebbe una resa dei conti inevitabile nel retrobottega dei partiti della sinistra, a cominciare proprio dal Pd.
Cosenza azzurra
Il centrodestra conferma lievi ma significativi progressi rispetto a gennaio dello scorso anno. La prima entità politica cittadina (al di là della lista di Roberto Occhiuto che è stata la più votata in assoluto e con Pierluigi Caputo “mister preferenze”) diventa Forza Italia che compie un netto passo in avanti guadagnando in venti mesi quasi due punti percentuali (dal 10,09 all’11,33) e 535 preferenze. Un risultato collettivo ispirato principalmente dal dato personale di Katya Gentile che ha messo insieme 938 voti contro i 635 di Carmelo Salerno. In salita anche la Lega che supera quota duemila preferenze (2.080) e, grazie soprattutto all’exploit di Simona Loizzo (1.196 consensi personali) migliora largamente il risultato del 2020. Frena, invece, Fratelli d’Italia, nonostante la performance di Fausto Orsomarso (975) e di Loredana Pastore (659). Rispetto al 26 gennaio del 2020, i meloniani arretrano di quasi due punti percentuali, scendendo dal 9,53% (e 2.631 voti) al 7,69% (e 2.255 preferenze totali).