Bruno De Rose, il “padre” della Croccante Calabrese®: «Ecco cosa significa vivere nella ristorazione». E il brand vola…
Basta guardarlo negli occhi – quando parla della sua più grande passione – per comprendere che, no, non si tratta semplicemente di lavoro. Bruno De Rose, a suon di gavetta, ha scalato i gradini del “pianeta ristorazione” non con l’ingordigia di chi pensa solo al profitto, semmai con l’atteggiamento di chi è stato guidato dalla determinazione e dall’amore per la scoperta. Quel ragazzo che indossando i panni del subagente girava in lungo e in largo la Calabria, nel giro di qualche lustro è diventato l’inventore della Croccante Calabrese®. Non una pizza qualunque: la pizza. Esattamente come Roma ha la pinsa e la Puglia la focaccia, anche più a Sud c’è chi ha voluto creare un prodotto territoriale identitario, ben presto abbinato al marchio wine-food.it. Perché oltre alla Croccante c’è… di più. Il target di Bruno è ampio e abbraccia, manco a dirlo, tutta la ristorazione.
Gli ingredienti del successo
Un traguardo raggiunto (ma non diteglielo, perché lui non si sente neanche a metà dell’opera…) grazie a tre ingredienti: «Semplicità, trasparenza e schiettezza. Sono state le mie tre “muse”. Non mi piace raggirare le persone: sono diretto, prendere o lasciare, né ho intenzione di cambiare per raccogliere consensi. La longevità in questo settore dipende dall’approccio: se si lavora solo per i soldi, alla lunga, il giocattolo si rompe. Quando lavoravo per Coca Cola un manager mi disse: “Nella vita devi fare le cose prima con il cuore, poi con il cervello e in ultimo… arrivano anche le soddisfazioni economiche. Se segui il percorso contrario i progetti non decollano”. Aveva ragione, devo dargliene atto. Col tempo mi sono specializzato, perché senza conoscere i prodotti difficilmente si riesce a venderli. In seconda battuta, è fondamentale cercare di “fare rete”, con imprenditori seri viene tutto più semplice». E bisogna essere anche un “pilota” spregiudicato… il giusto. «Il salto di qualità si è verificato quando ho scelto di prendere una curva a gomito a 180 chilometri orari. Mi spiego meglio: lavorando da agente per un’azienda e per 18 anni tendevo a “rincorrere” il cliente. Così facendo, inoltre, producevo per far crescere… altri, ovvero chi guida. In un momento di crisi interiore mi sono preso una settimana per scegliere cosa fare della mia vita. Era il 2009 quando ruppi gli indugi, parlai con mia moglie, Pina Forlino, e le dissi: “Facciamo il salto”. Ed eccoci qua. Dopo aver incontrato un cliente che mi aveva segnalato un’azienda specializzata nell’ambito della farina, mi ha contattato una scuola di caratura nazionale, chiedendomi di addestrare istruttori e ragazzi nell’ambito della pizzeria. Nel frattempo continuai a specializzarmi. Mia moglie, dicevo. Se si realizza un progetto è importante avere al proprio fianco una persona in grado di analizzarlo, appoggiarlo e segnalare ciò che non va. All’inizio ho investito tanto, e continuo a farlo. Mi piace incontrare persone, parlare con loro, viaggiare, sperimentare. Andai a Melbourne e Miami per vedere come lavoravano in pizzeria: per essere efficaci e credibili all’estero è importante non voler “colonizzare” o imporsi, ma abbinare i loro sapori al prodotto. Tentare la strada estera non è semplice e scontato Mi arrabbio quando vedo che ci sono nonni e genitori disposti a sborsare qualsiasi cifra per i loro ragazzi se questi poi sono disinteressati. È un lavoro duro, senza sacrificio si deve cambiare aria». Non si diventa i “padri” di un brand come la Croccante Calabrese® senza seguire queste regole.