Un tuffo nell’eternità di madre terra, una divinità che in Calabria è stata sempre generosa donando ai suoi figli frutti abbondanti. Una dea placida, senza malumori che da ieri viene adorata nel Villaggio della biodiversità contadina di Coldiretti dove è fiorita l’expo più importante dell’agricoltura e dell’alimentazione bio. Spalmati su una superficie di oltre 4 ettari, nel cuore di Cosenza, sorgono 158 gazebo, 31 punti di degustazione, 74 aziende agricole con vendita diretta. Un altrove fantastico, tutorial della vita in mezzo alla campagna reale conoscendone le produzioni migiori nell’oleoteca e apprezzando le diversità del mondo animale nella fattoria con le vacche frisona e podolica, le pecore, le capre, il suino nero calabrese, e conigli. Lungo il percorso si incontrano, pure, ben 6 fattorie didattiche per bambini. Scuole di vita per i cittadini del futuro per imparare come si trasforma il latte in formaggio, quali tecniche di lavorazione della terra si utilizzano per le diverse produzioni, e, poi, le bontà della nostra tradizione: il fagiolo, il miele dell’“apesana”, le farine e con tante manine in pasta, il profumo della loricanda, la dieta mediterranea con una scorpacciata di sapori, i rimedi della ginestra e del bergamotto. Da ieri mattina, Cosenza è l’epicentro italiano della biodiversità contadina con autobus che arrivano da tutta Italia. Coldiretti stima che nei tre giorni giungeranno in città oltre 200mila visitatori.
Olio spaziale
Le boccette di “olio stellare”, tornate sulla terra dopo un lungo periodo in orbita sulla stazione spaziale internazionale, con Samantha Cristoforetti, verranno esposte al pubblico per la prima volta, questa mattina, in piazza dei Bruzi. Si tratta di campioni di extravergine di oliva italiano, spedito nello spazio per valutare i cambiamenti causati dalla variazione della gravità e dai raggi cosmici, nell’ambito di un progetto inserito nel quadro dell’accordo tra l’Agenzia Spaziale Italiana e il Crea, in collaborazione con Coldiretti e Unaprol-Consorzio Olivicolo Italiano. Il Crea ha esaminare i campioni di olio per studiarne gli effetti della permanenza nello spazio sulle caratteristiche chimico-fisiche, sensoriali e nutrizionali. I risultati saranno presentati durante l’incontro con David Granieri, presidente Unaprol, Gabriele Mascetti, responsabile dell’unità di coordinamento scientifico, Enzo Perri, direttore del centro di ricerca Crea. Le conclusioni saranno affidate al presidente nazionale della Coldiretti, Ettore Prandini.
Il bergamotto
Nel palatenda, ieri pomeriggio, è stato celebrato il frutto prodigioso della Calabria, alla presenza di un ospite d’onore, il procuratore antimafia, Nicola Gratteri. Il suo intervento è stato, come al solito, il filo conduttore d’un dibattito al quale hanno preso parte anche il presidente di Coldiretti, Prandini, Veronica Barbati, delegata dei giovani, e l’imprenditore di Cammarata, Nicola Genovese, presidente di una Coop in crescita. «Il bergamotto, prodotto simbolo del Made in Italy, è una Dop che se adesso viene impiegato in diverse produzioni di alta qualità, dall’acqua di colonia al liquore Bergamino, è anche il frutto che – sottolinea Coldiretti – ha rivoluzionato la “situazione olfattiva” di diverse corti del Settecento, a partire da quella francese del Re Sole, dove sostituì i profumi forti e speziati usati all’epoca per coprire gli afrori di corpi di una nobiltà non propriamente abituata alla pulizia e all’igiene. Spruzzare l’essenza di Bergamotto sulle tempie, sul corpo e sugli abiti diventò una procedura di “sopravvivenza odorifera” per regnanti e aristocrazia di tutta Europa. Sembra che l’olio essenziale e profumo sia stato introdotto in commercio fra il 1672 e il 1708. La prima piantagione intensiva di alberi di bergamotto fu organizzata nel 1750 lungo la costa reggina, nel fondo di Rada dei Giunchi».
La protesta
Ieri mattina, giornata “Sos frutta”, il villaggio è stato inaugurato dai giovani di Coldiretti che si battono per scongiurare il martirio della “frutta italiana”. Oltre 100 milioni di piante di frutta fresca in Italia sparite negli ultimi quindici anni, con una superficie coltivata a frutta che si è ridotta a 560mila ettari. Spariti oltre centomila ettari di coltivazioni diverse dalle mele alle pere, dalle pesche alle albicocche, dall’uva da tavola alle ciliegie, dalle arance alle clementine.
Foto Franco Arena
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