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Nel Cosenza che resta in B c’è chi brucia le tappe e c’è chi ulula: Florenzi, Zilli, Larrivey e...

E adesso che avete imparato a coccolarli, sappiate proteggerli. C’è un doppio volto in copertina all’indomani dell’impresa salvezza rossoblù. Da una parte la freschezza del nuovo (dei nuovi) che avanza (avanzano), dall’altra l’esperienza di un “lupo” dal pelo un po’ ingrigito che non ha dimenticato ancora come si fa. Soffermiamoci sul primo, di volto. L’accoppiata classe 2002 Florenzi-Zilli (o Zilli-Florenzi…) ha servito un mix di esuberanza e incoscienza al tavolo della lotta per non retrocedere. I “ragazzi di oggi”, tanto per richiamare lo striscione della curva Nord rossoblù, sono loro. Hanno conquistato, zolla dopo zolla, la maglia da titolare (o quasi, nel caso di Zilli) oltre che un posto speciale nel cuore del tecnico e della tifoseria. Ventenni scatenati in grado di cambiare il corso della storia calcistica cosentina. Con faccia tosta e voglia di emergere in quantità industriale. Sappiate proteggerli – dicevamo – sia delle sirene del calciomercato (messaggio diretto al patron) sia dagli avvoltoi pronti a saltargli addosso al primo errore. Di anni ne portano qualcuno in più sul groppone ma, proprio come i due “baby” determinanti nel rush finale, sono di proprietà del Cosenza e carta d’identità alla mano possono essere utilissimi a lungo: si tratta del difensore Venturi (cresciuto molto nel finale di stagione) e del centrocampista Vallocchia (il migliore in campo nella gara d’andata – dopo Caso – a Vicenza): rispettivamente 23 e 25 anni. E poi c’è l’altro lato della medaglia, quello po’ più arrugginito: el Bati Larrivey. Messo in discussione già prima atterrare a Lamezia. Per partito preso, certo, perché di attaccanti in là con l’età destinati a svernare nella tana dei “lupi” ne è passato qualcuno di troppo ultimamente (la ferita per il disastroso “ticket” della scorsa stagione Mbakogu-Trotta sanguina ancora un po’): proprio perché è successo anche nel recente passato, la preoccupazione intorno a un arrivo tanto discusso ha rappresentato un fardello notevole sulle spalle di Larrivey (38 anni ad agosto). Lo ha portato con grande dignità, fino a dimenticarsene: ci ha pensato lui, “el Bati”, con i fatti (8 gol in 17 partite: molti di questi pesanti come un macigno) a guadagnarsi la memoria eterna nel Libro cuore cosentino. A dimostrazione che più dell’età conta l’attaccamento, la voglia, la capacità di ululare sotto la curva nella partita più importante dell’anno.

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