Caporalato, 52 arresti tra Basilicata e Calabria: "Costante lesione della dignità umana"
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"Questa operazione dimostra la costante lesione della dignità umana, con la spersonalizzazione dei braccianti, indicati in alcuni colloqui come se fossero scimmie". Il comandante provinciale della Guardia di finanza di Cosenza, colonnello Danilo Nastasi, descrive così la situazione in cui i braccianti stranieri erano costretti ad operare emersa dall'operazione che ha portato a 52 arresti tra Basilicata e Calabria Due le organizzazioni criminali operanti tra la Sibaritide e aterano: la prima comprendeva 47 persone, 16 delle quali erano "caporali". Ogni loro attività è stata fotografata e intercettata. Loro reckutavano i braccianti ed organizzavano i viaggi fino ai campi di lavoro e li facevano pagare poche decine di euro. L'attività era così fiorente che si avvaleva anche di subcaporali: tutti gli stranieri venivano messi a disposizione degli imprenditori. In base al raccolto venivano richiesti est europei, pachistani e africani. La seconda organizzazione si occupava della realizzazione di finti matrimoni per consentire la permanenza degli stranieri in Italia e per favorire l'ingresso di altri stranieri nel nostro Paese. Duecento i lavoratori complessivamente individuati con l'inchiesta. Tra gli indagati posti agli arresti domiciliari un dipendente del comune di Corigliano Rossano. I lavoratori sfruttati venivano reclutati nel centro di accoglienza per migranti dell'area ionica calabrese. Le indagini sono state avviate su impulso dell'ex procuratore di Castrovillari, Eugenio Facciolla. "Siamo di fronte" spiega il tenente colonnello Valerio Noventa "ad una nuova forma di schiavitù con violazione di ogni genere di norma in tema di diritto del lavoro". Nel video le interviste al comandante provinciale della Guardia di finanza di Cosenza, Danilo Nastasi, e del comandante della Guardia di Sibari Valerio Bovenga