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Bimbo violentato, l'indifferenza
la vera sconfitta

"Ciò che desta maggiore impressione, relativamente al bambino della Valle del Crati, nel cosentino, vittima di reiterati maltrattamenti da parte dei propri genitori, è l'indifferenza sociale che lo ha circondato fino a quando un coscienzioso e benemerito insegnante ha deciso di rompere il muro dell'omertà". E' quanto dichiara il sociologo Antonio Marziale, presidente dell'Osservatorio sui Diritti dei Minori e consulente della Commissione parlamentare per l'Infanzia. "Tutti, grazie all'informazione, conosciamo gli accadimenti e ci diciamo sdegnati - afferma Marziale - ma fino ad oggi il bambino ha vissuto dentro una bolla di sapone? Non è possibile, né tantomeno credibile, che nessuno sapesse niente, che nessuno si sia mai accorto dello stato in cui versava il piccolino, vittima dei genitori, ma anche di una società globale sempre più anestetizzata davanti al dolore reale degli altri, salvo commuoversi davanti all'epilogo di una fiction". "In un paese compiutamente civile, l'indifferenza verso i maltrattamenti sui bambini - sostiene ancora Marziale - dovrebbe essere contemplata quale reato e come tale perseguita. Visto e considerato che tale non è, allora diventi motivo di stigma sociale e chi appartiene alla categoria si consideri a buon diritto soggetto incivile e indegno. Fermezza davanti alla certezza del reato. L'impianto legislativo italiano conferisce al collegio giudicante un potere di discrezionalità la cui applicazione, troppo spesso, attinge a canoni inopportuni di perdonismo che nulla ha a che vedere con il perdono. I danni causati al bambino sono indelebili, e tale sia anche la condanna".(ANSA).

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