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Ingessatura mortale,
chieste tre condanne

andrea bonanno

Un dolore rinnovato. Andrea Bonanno morì a sette anni su un lettino di terapia intensiva dell’ospedale dell’«Annunziata» di Cosenza. Spirò nell’ottobre del 2005, dopo 21 giorni di atroci sofferenze. Il bambino, che viveva ad Amantea, era finito in Rianimazione per una ingessatura ad un braccio. Una ingessatura che gli provocò una setticemia. Ieri è cominciato il processo d’appello, davanti alla Corte di Catanzaro (presidente Talarico; giudici a latere Bravin e Russi). In dibattimento, gli avvocati Pierluigi
Pugliese e Sergio Calabrese hanno ottenuto la dichiarazione d’inammissibilità dell’appello proposto dal prof. Taormina nei confronti dei dottori Rota e Franco, che il penalista
romano avrebbe voluto imputati in seconda istanza per omicidio colposo. La parola è quindi passata al procuratore generale Ruberto che ha chiesto la conferma delle condanne di primogrado. Lunedì 15 vi saranno le arringhe difensive e, poi, il nuovo verdetto. In appello non è tuttavia più presente alcun legale di parte civile. I genitori di Andrea Bonanno non si sono infatti costituiti avendo ottenuto un risarcimento dal Servizio sanitario.

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